sabato, 20 Aprile 2024
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Clini, illustrato il decreto sulle rotte. Pm: no ‘inchino’ ma dimostrazione bravura

Tutela del mare con conseguente prevenzione dei danni ambientali in zone particolarmente vulnerabili e sensibili. Questo lo spirito che permea il testo del provvedimento sulle rotte a rischio. C'è bisogno di salvaguardare l'ambiente marino e non, delle zone italiane attraversate dalle rotte navali. E intanto il pm di Grosseto pensa che l'avvicinamento alla costa non sia stato un 'semplice inchino' ma un'eccissiva dimostrazione di bravura da parte di Schettino.

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Tutela del mare con conseguente prevenzione dei danni ambientali in zone particolarmente vulnerabili e sensibili. Questo lo spirito che permea il testo del provvedimento sulle rotte a rischio, illustrato in Consiglio dei Ministri. Domani verrà esaminato e verrà inoltre dichiarato lo stato di emergenza per l’area dell’Isola del Giglio. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha spiegato che la norma sarà “più flessibile di un decreto”: si tratterà di un provvedimento interministeriale tra il dicastero dei Trasporti e quello dell’Ambiente, pertanto immediatamente esecutivo. La possibilità viene offerta da una legge già esistente, la 51 del 2001 (art. 5, comma 2). Una possibilità, rileva pertanto Clini, che “esiste da ben 10 anni, e che ora applichiamo per la prima volta”. Nella stessa legge inoltre si parla del doppio scafo. E intanto il pm di Grosseto pensa che l’avvicinamento alla costa non sia stato un ‘semplice inchino’ ma un’eccissiva dimostrazione di bravura da parte di Schettino.

LA NORMA SULLE ROTTE NAVALI. A questo proposito il ministro, nel corso dell’informativa del governo al Senato, annuncia che si sta “valutando la possibilità di una norma, applicabile in Italia, ma suggerita anche a livello internazionale”, affinché sia previsto il doppio scafo anche per le grandi navi passeggeri il cui “stoccaggio di carburanti” superi certi limiti. I punti essenziali della norma sulla rotte in prossimità di aree a rischio sono due: il primo, le linee guida per le Capitanerie di Porto con cui – spiega il ministro – si cerca di “individuare le competenze” delle Capitanerie; il secondo aspetto riguarda “l’indicazione di criteri” sulla navigazione, e “non necessariamente la rotta”. Le prime due aree più critiche a cui saranno indirizzate le misure ‘anti-inchino’ sono l’Arcipelago Toscano e la Laguna di Venezia, che poi sono anche quelle maggiormente esposte a questi ‘condomini galleggianti’. In effetti l’intero Mediterraneo si può considerare esposto, tenendo presente che ogni anno c’é un traffico di navi con prodotti petroliferi pari a 400 mila tonnellate, di cui 125 mila che interessano direttamente l’Italia. E il Tirreno sembra quello più esposto: le rotte più a rischio sono, per esempio, il Santuario internazionale dei Cetacei (un’area interessata da oltre 10.000 transiti commerciali all’anno), i parchi nazionali dell’Arcipelago Toscano, della Maddalena, delle Cinque Terre, la riserva di Portofino. Lo stesso vale per il traffico petrolifero: 49 milioni di tonnellate di prodotti sono movimentate dal porto di Genova, 14 da quello si Savona, quasi 5 da quello di Livorno.

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NON FU UN INCHINO, MA UNA DIMOSTRAZIONE DI BRAVURA. ”Piu’ che a un ‘inchino’, l’eccessivo avvicinamento all’isola del Giglio della Costa Concordia potrebbe attribuirsi ad una dimostrazione di bravura del comandante Francesco Schettino”, a pensarlo è il procuratore di Grosseto, Francesco Verusio. Un pensiero venuto fuori durante la valutazione della manovra di avvicinamento al Giglio. Intanto sono state disposte anche delle indagini sul timone: secondo quando appreso, fu completamente virato a dritta, come se la nave, arrivando ad alta velocità, dovesse evitare lo scoglio all’ultimo momento. Se ‘l’inchino’ fosse stato fatto veramente per un’eccessiva dimostrazione di bravura, risulterebbero ancor più necessarie ed urgenti nuove norme sulle rotte navali.

LA PAURA PER L’ABISSAMENTO. L’incubo del ministro Clini è infatti che la nave Costa Concordia, “in equilibrio precario” su un gradino affacciato sull’abisso, affondi del tutto per via delle “mareggiate” con il rischio di dispersione in mare delle 2.300 tonnellate di carburante e olio lubrificante stivate nei 21 serbatoi. “Il rischio di scivolamento è molto alto”, osserva, infatti, il titolare dell’Ambiente, ed il piano per l’aspirazione e lo stoccaggio del combustibile su navi cisterne non durerà infatti meno di due settimane e avrà inizio solo quando le ricerche saranno concluse del tutto. Un lasso di tempo ampio, durante il quale Clini ricorda che siamo “appesi al filo delle condizioni meteo”. Ma se la nave affondasse “bisognerà predisporre un altro Piano”, che preveda interventi subacquei. Per avere qualche garanzia in più, “abbiamo anche chiesto alla Compagnia di ancorare la nave”, ma si tratta di “un’operazione molto complessa”.

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Il Governo: ”Servono nuove norme sulle rotte”. Ecco quelle a rischio

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