mercoledì, 24 Aprile 2024
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In tantissimi al Mandela Forum, per ”ricercare i Giusti”

Oggi, per la Giornata della Memoria, è stato organizzato al Mandela Forum Meeting per la Memoria, dal titolo Chi salva una vita, salva il mondo intero. Alla ricerca dei Giusti. In tantissimi si sono presentati per ascoltare le testimonianze di chi la Shoah l'ha vissuta sulla propria pelle.

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Il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz vennero abbattuti. In poco tempo, poi, si sarebbero diffusi per il mondo gli orrori che vi avvenivano, così grandi che forse ancora l'umanità non li ha superati. A distanza di 69 anni, nessuno deve dimenticare la Shoah. Nessuno deve dimenticare lo sterminio degli oppositori politici, degli omosessuali e dei dissidenti religiosi. Nessuno deve dimenticare, perché la storia di quegli anni è, e probabilmente sarà sempre, ben impressa nella memoria collettiva.

LE TESTIMONIANZE. Le voci che danno vita alla Memoria, oggi al Mandela Forum, sono toccanti. Sono le voci di quelle persone che sono state deportate nei campi di concentramento, all'età in cui i bambini dovrebbero preoccuparsi di cose ben più futili. Sono le voci di due sorelle, Tatiana ed Andra Bucci, che quando furono condotte ad Auschwitz nel 1944 avevano, rispettivamente, 4 e 6 anni. Miracolosamente scampate alla morte, furono liberate proprio il 27 gennaio 1945. Oltre alle loro personali esperienze, raccontano la storia di loro cugino, Sergio De Simone, anch'egli di sei anni, che ebbe un destino più infausto. Infatti raccontano, commosse a un pubblico commosso, di come il bambino sia stato prelevato dal lager insieme ad altri bambini, con l'autorizzazione di Himmler, per poi essere usato come cavia per degli esperimenti medici fino a quanto i tedeschi, preoccupati per l'imminente arrivo delle truppe alleate, lo uccisero barbaramente nei sotterranei di una scuola di Amburgo, insieme ad altri 19 “compagni di sventura”.

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IL RACCONTO. Le bambine erano amiche di Erminia “Kitty” Braun, che fu deportata a Ravensbrück all'età di 9 anni. La donna, classe 1936, racconta oggi ai presenti al Meeting l'iter della sua storia, cercando di rendere l'idea di come abbia vissuto la Shoah una bambina. Ricorda la pietà dei secondini a Mestre, per i quali era certamente inusuale vedere una bimba in prigione. Ricorda la nebbia a Venezia prima che la portassero in Germania. Ricorda il freddo, afferma, più che la fame. Le scarpe di tela che sulla neve si bagnavano, i piedi freddi per tutto il giorno. Ricorda, soprattutto, tutti coloro che non sono riusciti a superare la crudeltà e la difficoltà di quei campi, la fame, le malattie, il freddo. Ricorda bene, nei dettagli, la signora Erminia (che è sempre stata chiamata Kitty, anche se all'anagrafe non accettarono iL nome anglosassone); ricorda come chi certe immagini non potrà mai cancellarle dalla Memoria. Racconta, infatti, una sua esperienza nella vita adulta, quando ormai la guerra era finita, i tedeschi erano stati sconfitti e lei era un'insegnante: fece vedere a una delle sue classi il film “Kapò”, fedele messa in scena della vita nei campi di concentramento, e parla di come le lacrime non abbiano smesso di solcare il suo viso per tutta la durata del film. Ora, però, è seduta davanti a tantissime persone a raccontare tutto quello che troppe persone non hanno mai potuto raccontare: “Devo testimoniarlo – spiega – perché io l'ho vissuto. Io sono viva e ci tengo a dire che c'è stato tutto questo e spero che non succeda mai più”.

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PARTIGIANI. Non solo gli ebrei, però, furono vittime della persecuzione nazista e fascista. Ha parlato oggi anche Marcello Martini, giovane staffetta partigiana della Resistenza toscana, deportato all'età di 14 anni a Mauthausen in quanto “oppositore del regime”. Porta ancora il triangolo rosso al collo, che serviva ad identificare “quelli come lui”. Lo porta con fierezza perché – racconta – è orgoglioso della sua storia, quella del più giovane partigiano italiano, forse a differenza di chi ha accettato che tutto questo accadesse, di tutti quei “complici silenziosi” che sapevano degli orrori a cui persone innocenti venivano sottoposte e non hanno mai denunciato niente. Sono stati pochi i “Giusti” in queste storie contornate da “cattivi”, però ci sono stati. E probabilmente è proprio grazie a loro che Tatiana, Andra, Kitty, Marcello e tanti altri ancora hanno potuto testimoniare le loro vicende oggi. Non basta un giorno ogni 365 per ricordare i Giusti: senza memoria – viene ricordato – non può esistere un futuro.

Il programma: Firenze celebra il Giorno della Memoria

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Le altre iniziative: Giornata della Memoria, 21 artisti a Villa Vogel per non dimenticare ''Olocausto Suite'', un evento per non dimenticare la Shoah

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