Strage di piazza Dalmazia, un anno dopo Firenze non dimentica. E nel giorno dell’anniversario, il 13 dicembre, la città risponderà con una grande mobilitazione antirazzista, tra presidi, concerti e iniziative contro la xenofobia.
IL SIT-IN. Alle 17 si terrà un presidio in piazza Dalmazia, il luogo in cui l’estremista di destra Gianluca Casseri colpì a morte Samb Modou e Diop Mor. Il sit-in, promosso dalla Comunità senegalese e dalla società civile fiorentina, è indetto attraverso l’appello “13 Dicembre… MAI PIÙ”, promosso dall’Arci e da tante altre associazioni tra cui Anpi, Cgil e Rete Antirazzista.
L’APPELLO. L’appello sottolinea l’esigenza di “una reazione corale per tutte le energie e le risorse positive, tutte le forze culturali, sociali, politiche che hanno come baricentro la Costituzione, tutti gli anticorpi ai veleni razzisti e fascisti presenti nella società italiana”. Ferma, inoltre, la condanna di Casa Pound, l’associazione di cui Casseri era simpatizzante.
QUESTA MATTINA. Intanto, stamani, alle vittime dell’attentato è stato dedicato il Meeting per i diritti umani, che si è svolto al Mandela Forum. 8.600 i ragazzi che hanno partecipato all’incontro, il XVI organizzato dalla Regione dal 1997, di 110 tra scuole medie e superiori arrivate da tutta la Toscana. Riflessioni e idee sono diventate pillole video che hanno preceduto ogni singolo intervento sul palco oppure concetti riassunti su striscioni e cartelloni alzati da un lato all’altro del Mandela Forum. Tanta commozione, per il minuto di silenzio in memoria di Diop Mor e Samb Modou che ha aperto il Meeting, condotto dal cantautore Roberto Vecchioni e da Paola Maugeri.
CITTADINANZA E RISARCIMENTO. Il presidente della Regione Enrico Rossi ha ricordato come sia quasi giunto al termine il procedimento per dare la cittadinanza italiana ai tre feriti nell’attentato, Sougou Mor, Mbenghe Cheike e Moustapha Dieng, quest’ultimo ancora oggi fermo in un letto d’ospedale, paralizzato per sempre. “Come Regione – aggiunge Rossi – abbiamo concesso un contributo di 20mila euro alle loro famiglie. Nulla di straordinario, abbiamo trattato questi uomini come se fossero italiani. La Toscana non doveva né poteva abbandonarli”.
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