martedì, 16 Aprile 2024
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Significato ed etimologia della Rificolona: le origini della festa

Conoscete il vero significato della parola "Rificolona"? Un viaggio tra sacro e profano per scoprire le origini della celebre festa di inizio settembre e le curiosità che si celano dietro questa manifestazione

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Se cerchiamo su un dizionario italiano le origini e l’etimologia del significato della parola “rificolona”, il termine è classificato come toscanismo: è difficile che, fuori Firenze, qualcuno sappia spiegare con esattezza cosa vuol dire questa espressione popolare, quale sia la storia della festa, le sue origini e soprattutto cosa è una rificolona in concreto.

Cosa è una rificolona a Firenze: il significato

Come sanno bene i fiorentini, oggi con il termine “rificolone” si fa riferimento ai tipici lampioncini di carta colorata, appesi a un bastone e illuminati da una candela (quelli più moderni rischiarati da una lucina led), che vengono portati in corteo dai bambini per le vie e le piazze della durante la notte del 7 settembre (qui gli eventi in programma quest’anno per la rificolona). Altrettanto tradizionale è la “sfida” tra chi vuole tenere acceso il proprio lumino per tutta la durata del corteo e i monelli, muniti di cerbottana, che invece tentano di impallinare queste creazioni di carta, spesso create con tanta passione dai più piccoli nei numerosi laboratori gratuiti che si svolgono in città alla vigilia delle parate. Nonostante sia ormai un evento che viene replicato ogni anno, l’origine della festa, la storia e l’etimologia della parola “rificolona” ci portano indietro nel tempo, in un viaggio tra sacro e profano.

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Le origini della Rificolona: com’è nata la festa, la storia e il suo significato

Le origini della festa della Rificolona vengono fatte risalire al Diciassettesimo secolo e la storia di questo evento è legata alle celebrazioni religiose per la natività della Beata Vergine Maria (che cade ogni anno l’8 settembre): non a caso ancora oggi il cuore degli eventi a Firenze, alla vigilia di questa data, è piazza Santissima Maria Annunziata, uno dei più bei spazi del centro storico su cui si affaccia la basilica omonima, il principale luogo mariano della città.

Proprio in questa chiesa è conservato l’affresco dell’Annunciazione, del pittore Bartolomeo, che secondo il mito è un’immagine miracolosa, perché il volto della Madonna fu concluso da un angelo, mentre l’artista si era assopito, scoraggiato dall’impresa: per lui era risultato impossibile raffigurare perfettamente i tratti della Vergine. Questo racconta la leggenda.

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Santissima Annunziata affresco rificolona storia

La Fiera della Rificolona in piazza Santissima Annunziata

Proprio piazza Santissima Annunziata era la meta dei pellegrini che quattro secoli fa partivano dalle campagne e dalle montagne, come il Mugello, il Chianti e il Casentino, per arrivare in città e festeggiare la Natività di Maria. Si mettevano in cammino giorni prima e per rischiarare il loro percorso usavano delle piccole lanterne di stoffa e carta, da cui sono derivate le moderne rificolone portate oggi in corteo dai bambini.

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Come spesso succede l’evento religioso diventò anche occasione di commercio. In piazza Santissima Annunziata e in via dei Servi prendevano posto le bancarelle con i prodotti che i contadini trasportavano fino a Firenze, per la Fiera della Nunziata, quella che oggi è diventata la fiera della Rificolona.

Perché si dice “Rificolona” e qual è il vero significato e l’etimologia di questa parola italiana usata a Firenze

Ma com’è nato il termine “Rificolona” e qual è il vero significato a Firenze? Qui entra in gioco la tipica ironia fiorentina. In piazza Santissima Annunziata, il 7 e 8 settembre, non si riversavano solo i contadini, ma anche chi viveva in città, che sfruttava l’occasione per prendersi gioco del comportamento rozzo della gente di campagna e anche del modo di vestire delle donne del contado.

Secondo alcuni l’etimologia della parola rificolona, deriva da “fieru-culona“, ossia dal termine che i fiorentini affibbiavano con sarcasmo alle contadine, unendo la parola “fiera” a “culone“, per indicare (in modo politicamente scorretto, diremmo oggi) i prosperosi fondoschiena delle donzelle. Secondo altri invece la parola faceva riferimento alle “colone“, intese appunto come parte di una comunità di agricoltori.

Nel corso della storia fiorentina, il significato della parola rificolona è mutato: oggi indica le tipiche lanterne colorate portate dai più piccoli durante le sfilate del 7 settembre, ma nonostante questo i fiorentini doc usano ancora chiamare così chi si agghinda in modo un po’ troppo appariscente, esclamando: “E pare una rificolona!”.

Cosa si fa oggi per la festa della Rificolona

Adesso la Rificolona è diventata una festa soprattutto i bambini che costruiscono le loro lanterne, per poi sfilare la notte del 7 settembre nei vari quartieri di Firenze. In alcune zone vengono organizzati inoltre concorsi per premiare quelle più belle, sempre che siano rimaste immuni dagli attacchi dei monelli che, a colpi di cerbottana, cercano di spegnere i lampioncini.

Il pellegrinaggio dei contadini, dalla campagna a Firenze, ancora oggi viene rievocato con una camminata, lunga 16 chilometri, che parte dal santuario dell’Impruneta nel primo pomeriggio del 7 settembre, arriva a Firenze in piazza Santa Felicita per ricongiungersi con le rificolone che sfilano nel centro della città, e infine raggiunge piazza Santissima Annunziata. È  qui che si concentrano i festeggiamenti, grazie alla Compagnia della Rificolona, che ha rispolverato e valorizzato la tradizione dai primi anni Duemila. Ma tutta Firenze si anima nella notte del 7 settembre: giardini, piazze delle zone periferiche, circoli e nei dintorni della città si svolgono addirittura palii e sfilate di carri rionali.

Il testo della canzone: “Ona ona ona, ma che bella rificolona”

Per chiudere non poteva mancare la tipica cantilena che risuona lungo le vie di Firenze il 7 settembre: ecco il testo della tradizionale canzone della festa della Rificolona.

Ona, ona, ona, ma che bella rificolona
la mia l’è co’ fiocchi, la tua l’è co’ pidocchi
E l’è più bella la mia di quella della zia

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