C’era una volta una squadra lenta e impacciata, c’era una volta un Franchi mezzo vuoto. E quella volta c’erano anche i fischi a Mihajlovic e l’incredibile episodio tra un tecnico, Delio Rossi, e un suo giocatore, Adem Ljajic.
ANNI BUI. Come nelle belle favole, ora tutto questo questo non c’è più. E’ soltanto un ricordo vago e lontano, un qualcosa che appartiene a un passato che nessuno vuole che torni più. Ma a far sparire quella “volta”, quella Fiorentina, quegli anni di delusioni e sofferenze per i tifosi viola (con il culmine, forse, nella secca e rotonda sconfitta a Firenze contro la Juventus), non è stato un incantesimo, non è stata magia.
DA PRANDELLI A MONTELLA. E’ stato il lavoro. Il lavoro di una società che si è mossa in modo sontuoso sul mercato, il lavoro di un tecnico che ha stabilito fin da subito un gran feeling con la squadra e con la città. Con quella città orfana di Cesare Prandelli dal momento in cui il “mago di Orz” aveva lasciato la causa viola per tentare l’avventura azzurra, e che ora proprio di Cesare Prandelli sembra aver trovato l’erede: Vincenzo l’Aeroplanino Montella.
LA STAGIONE. La stagione viola è decollata fin da subito, fino a prendere quella quota che l’ha portata alla vittoria di San Siro, a quella sulla Lazio e ad altre imprese che hanno fatto tornare a innamorare i tifosi, l’intera città.
ATALANTA. Una città che ha accolto gli “eroi” di San Siro alla stazione, che ora sogna bellissimi sogni viola e che guarda già alla prossima sfida: domenica prossima, al Franchi, contro l’Atalanta. Dove sarà vietato distrarsi, vietato pensare a quanto di buono fatto finora. Perché così facendo i rischi sarebbero dietro l’angolo. Ma questo Montella lo sa bene, ed è per questo che Firenze ora può sognare.
La partita: Capolavoro viola a Milano. La Fiorentina “mata” il diavolo