venerdì, 29 Marzo 2024
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Orsanmichele e i suoi ”angeli”

Alla scoperta della chiesa-granaio di Firenze. Uno scrigno di storia accessibile grazie all'impegno dei volontari di un'associazione fiorentina

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Sono gli “angeli” di Orsanmichele, l’edificio mezzo granaio e mezzo chiesa in via dei Calzaiuoli con una genesi da loggia del mercato e un passato unico. Senza di loro, i due piani superiori sarebbero un museo chiuso, come successo tra il 2002 e il 2009.

Italiani, ma anche originari di Paesi esteri, i volontari dell’associazione “Amici dei musei fiorentini” si avvicendano da sette anni per tenere accessibile la coppia di piani con vista mozzafiato sulla città, dove sono conservati gli originali delle statue dei tabernacoli esterni.

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Mentre la chiesa al piano terreno è aperta ogni giorno dalle 10 alle 17, i livelli più alti, quelli del museo nato vent’anni fa, sono accessibili solo sette ore ogni sette giorni, il lunedì dalle 10 alle 17. L’alternativa – viene spiegato – sarebbe la chiusura totale di questo scrigno di storia.

Sotto chiesa, sopra museo

“Palazzo Vecchio è un palazzo pubblico, come hanno anche molte altre città. Santa Maria del Fiore è una cattedrale, come hanno tutte le altre città. Ma Orsanmichele c’è soltanto a Firenze”: così diceva il sindaco Piero Bargellini nel 1959, parole stampate anche sul biglietto (gratuito) di ingresso. L’anno scorso ne sono stati staccati oltre 48mila, ma questo luogo rimane uno dei meno conosciuti in città, soprattutto tra i fiorentini.

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La “strana” staoria di Orsanmichele

Non nacque come edificio chiuso: Arnolfo di Cambio, nel 1290, costruì una loggia per i mercanti di granaglie, al posto dell’antica chiesa di San Michele in Orto, così chiamata perché circondata dai campi (da qui il nome di “Orsanmichele”).

Luogo civico, ma anche di fede: al tempo si riteneva che la Madonna raffigurata su una delle colonne fosse miracolosa. Dopo un rogo scoppiato nel 1304 il porticato, distrutto dalle fiamme insieme all’effige prodigiosa, iniziò ad assumere una forma diversa: sotto mercato, sopra deposito del grano, come testimoniano alcuni strani fori visibili ancora oggi sui pilastri all’interno della chiesa.

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Da loggia a edificio chiuso

Poco più tardi, a metà del 1300, fu deciso di chiudere la loggia e di riservare il piano terra alla chiesa, abbellita dalle arti fiorentine, con una particolarità: vista la sua origine, non esiste una navata principale, ma due. In quella sinistra prende posto il gruppo marmoreo di Francesco da Sangallo dedicato a Sant’Anna, a destra il suggestivo tabernacolo dell’Orcagna che racchiude la Madonna di Bernardo Daddi.

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