Nel “dietro le quinte” delle raccolte alimentari ci sono tante facce: troviamo lo sguardo fiero dei volontari che servono i pasti nelle mense dei poveri e i volti segnati dalle rughe di chi ha perso tutto e non ha neppure una manciata di spiccioli per poter mangiare.
Sono gli “Altriocchi” immortalati dal fotoreporter Stefano Schirato, che è andato lì dove arrivano le tonnellate di cibo donate ogni anno durante le raccolte alimentari organizzate nei supermercati Coop.fi.
Il viaggio di questa mostra, promossa dalla Fondazione Il Cuore si scioglie e da Unicoop Firenze, parte dal centro commerciale di Ponte a Greve, dove resterà fino al 18 marzo, ma da qui a ottobre girerà la Toscana.
La nuova raccolta alimentare Coop
Un percorso che inizia a pochi giorni dal nuovo appuntamento con la prima raccolta alimentare del 2018: sabato 17 marzo in 90 punti vendita Coop.fi, migliaia di volontari insieme alle 38 sezioni soci Coop, chiederanno alle persone di dare il loro contributo, anche piccolo: un pacco di pasta, per esempio, tonno in scatola o prodotti per i bambini piccoli. Tutti i generi di prima necessità donati da soci e clienti andranno poi, grazie anche alla collaborazione di Caritas Toscana, a 150 associazioni del territorio che assistono i meno fortunati.
Solo nel 2017 durante queste collette sono state raccolte 371 tonnellate di prodotti. “Quest’anno presentiamo la raccolta alimentare con i volti dei beneficiari e dei volontari dell’iniziativa, grazie al lavoro di Stefano Schirato che insieme alla Fondazione è entrato nelle realtà dei toscani meno fortunati – spiega Irene Mangani, vicepresidente della Fondazione Il Cuore si scioglie – Siamo infatti convinti che ogni essere umano abbia diritto a essere guardato negli occhi e questa mostra è un invito a farlo”.
Stefano Schirato nella sua carriera ha fotografato profughi e zone di guerra, la Terra dei Fuochi e Sarajevo 20 anni dopo l’assedio. “Mi sento privilegiato a poter raccontare, con la mia macchina fotografica, delle storie umane – racconta – dare voce a chi, spesso, non ha neanche la forza di parlare, è la chiave, che dopo 20 anni, mi fa ancora essere innamorato della fotografia. Come il primo giorno”.