A fronte di un quadro toscano che evidenzia ancora zone di debolezza e precarietà del mercato del lavoro, la Regione sta moltiplicando i suoi sforzi per contrastare la precarietà del lavoro, coinvolgendo attorno a questo obiettivo tutti i soggetti sociali ed economici della società toscana. Un importante passo, il primo del genere a livello nazionale, viene realizzato grazie all’intesa con le organizzazioni sindacali.
L’intesa, la prima a configurarsi come un vero e proprio patto per i lavoratori atipici, è stata siglata oggi dall’assessore all’istruzione, formazione e lavoro Gianfranco Simoncini per la Regione Toscana e dal segretario della Cgil regionale Alessio Gramolati, della Uil Vito Marchiani e dal rappresentanti della segreteria regionale Cisl Cino Recce. “In un momento nel quale – sottolinea l’assessore Simoncini – ripartono, anche con iniziative del governo, spinte alla deregolamentazione del mercato del lavoro, è di grande importanza riaffermare un impegno comune della Regione e delle organizzazioni sindacali a favore dei lavoratori atipici e ribadire il fatto che, per noi, il contratto di lavoro standard è quello a tempo indeterminato”. Nell’ultimo decennio – spiega ancora l’assessore – l’estensione del lavoro temporaneo, incluse le forme di lavoro dipendente con contratti a termine e il lavoro atipico propriamente detto, ha inciso profondamente sulla qualità del lavoro. In particolare è stata rilevata la tendenza di questi contratti a protrarsi oltre la fase di inserimento occupazionale e quindi a trasformarsi in lavoro precario, con tutte le difficoltà, economiche e sociali del caso, in particolare per i lavoratori più giovani. Per i lavoratori adulti, spesso vittime di crisi aziendali, i lavori a termine costituiscono spesso una soluzione di ripiego nella speranza di una nuova ricollocazione a tempo indeterminato o della pensione”.
“La Regione – ha ricordato l’assessore – ha già attivato da tempo strumenti per contrastare l’uso distorto della flessibilità, combattendo la precarizzazione del rapporto di lavoro (incentivi alle imprese che trasformano contratti a termine in tempo determinato; fondo di garanzia per i lavoratori atipici; misure di formazione continua; sportelli per orientamento e consulenza), affiancandoli agli interventi strutturali per i servizi per l’impiego e sui sistemi di istruzione, formazione e orientamento”. Con il Patto firmato oggi la giunta si impegna, di comune accordo con le organizzazioni sindacali, a sviluppare sistematicamente programmi coerenti con le politiche di contrasto alla precarizzazione. Punti di riferimento della sua azione, condivisi dai sindacati, sono: la definizione di programmi coerenti con politiche di contrasto alla precarizzazione e di sostegno alla stabilità e continuità dei rapporti di lavoro; garantire (per il 2008-2013) una rete di sportelli in materia di lavoro, orientamento e formazione per i lavoratori con tipologie contrattuali a termine; emanare bandi specifici per il settore degli atipici in attuazione del programma operativo del Fondo sociale europeo; rafforzare le competenze professionali e le capacità imprenditoriali e negoziali attraverso la creazione di accessi specifici ai Servizi per il Lavoro; potenziare gli strumenti di analisi e di monitoraggio del fenomeno; potenziare azioni di orientamento finalizzate a rafforzare le conoscenze dei giovani e delle giovani, dei lavoratori e delle lavoratrici, e delle persone non occupate sui cambiamenti e sulle opportunità del mercato del lavoro; favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro attraverso la programmazione di interventi mirati nei servizi integrati per l’impiego; prevedere un sistema di formazione permanente in grado di sostenere percorsi formativi individuali e azioni di tutoraggio e supporto all’imprenditorialità; sostenere iniziative mirate alla formazione qualificata finalizzate allo sviluppo tecnologico delle imprese; sostenere iniziative di assistenza tecnica in collaborazione tra Centri per l’Impiego, sindacati, associazioni di categoria, Università, Scuole e Camere di Commercio; prevedere indirizzi, nei piani di programmazione regionale per i servizi a domanda individuale, per l’assimilazione dei lavoratori atipici a quelli dipendenti.