A partire dagli atipici, la bufera si è abbattuta anche su coloro che pensavano di avere un posto sicuro, a tempo indeterminato. Se alla fine dell’anno scorso le aziende toscane in serie difficoltà erano circa 660, all’inizio del 2009 la cifra era già salita a 791. Paragonando invece il primo bimestre del 2009 con quello dell’anno scorso si scopre che le ore di cassa integrazione sono lievitate da 315 mila circa a oltre 440 mila.
E le previsioni per i prossimi mesi non fanno ben sperare. Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato l’allarme all’unisono: secondo le stime dei sindacati sarebbero 40 mila i toscani a rischio licenziamento per i quali non si prospetta la possibilità di accedere alla cassa integrazione. A risentire maggiormente del crollo economico-finanziario sono stati finora i settori del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature, già da tempo insidiati dalla concorrenza straniera. Solo nella provincia fiorentina sono 4.500 i cassaintegrati provenienti dal mondo della pelletteria e della moda.
Non va meglio al comparto meccanico. Difficile sostenere che la crisi se la inventano i giornali quando le aziende sotto casa iniziano a chiudere i battenti. Succede a Novoli, dove la Pam manda a casa tutti e 20 i dipendenti, o a Scandicci, dove la Enseco dichiara fallimento e lascia a piedi 36 persone. Il calo del turismo, poi, ha già cominciato a mietere vittime nel settore dell’accoglienza, come dimostra il licenziamento di 45 dipendenti di Excelsior e Grand Hotel.
E nel frattempo la fila davanti agli sportelli dei centri per l’impiego si allunga. Non più soltanto giovani che si affacciano al mondo del lavoro o donne desiderose di reinserirsi dopo la maternità, ma persone di tutte le età, dal ragazzo al padre di famiglia. Sempre più spesso si tratta di persone altamente qualificate, con un’esperienza consistente alle spalle.
E progetti futuri che scricchiolano sotto il peso di un presente fatto di incertezze, promesse e risposte date a mezza bocca. “Bisogna fare di tutto per evitare il licenziamento – afferma Mauro Fuso, segretario della Cgil Firenze – fare in modo di tenere i dipendenti legati all’azienda, attraverso la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, così che possano più facilmente reinserirsi una volta passato il momento peggiore della crisi. Ma non solo, è necessario sostenere il reddito, anche attraverso sgravi fiscali”. Il dialogo con le istituzioni locali, da questo punto di vista, è già stato avviato.