domenica, 17 Novembre 2024
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Benigni mattatore a Sanremo

E' arrivato all'Ariston su un cavallo bianco, proprio come Giuseppe Garibaldi. In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia il monologo di Benigni al Festival ha saputo risvegliare l'orgoglio nazionale. Tra lacrime e risate.

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E’ arrivato su un cavallo bianco, proprio come il generale risorgimentale Giuseppe Garibaldi. Tra gli applausi del pubblico ha attraversato la platea del teatro Ariston di Sanremo ed è salito sgambettando sul palco accanto al presentatore, Gianni Morandi. Sarà l’aura del premio Oscar, l’energia o la capacità di sintetizzare comicità e solennità, ma quando arriva lui tutti gli altri intimidiscono di colpo.

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PICCO DI ASCOLTI. In 18 milioni ieri sera si sono sintonizzati sul Festival della canzone italiana di Sanremo nel momento in cui l’attore, comico, regista e sceneggiatore di Castiglion Fiorentino Roberto Benigni è comparso sul palco dell’Ariston e ha recitato il suo monologo dedicato alla ricorrenza in corso: i 150 anni dell’Unità d’Italia.

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MA C’E’ SEMPRE POSTO PER SILVIO. “Ora noi parleremo del Risorgimento. Siamo qua per parlare solamente dell’inno di Mameli! Es-clu-si-va-men-te dell’inno di Mameli. Non ci sono, peraltro, altri argomenti salienti…”. Ma tra “l’Italia è una nazione così giovane che si potrebbe dire minorenne” e “Silvio Pellico, prima di trovare un altro Silvio che scriva un libro così… ”, si sbizzarrisce nella sua satira preferita, quella nei confronti del suo “miglior nemico”, Silvio Berlusconi. “Silvio, se non ti piace, cambia canale, vai sul Due: anzi no, che c’è Santoro. Meglio stasera se vai al letto”.

VIVA L’ITALIA! Ma lo scopo del monologo è un altro. Sono passati 150 anni da quando l’Italia si unì sotto un’unica bandiera e, in questo momento di crisi identitaria nazionale, Benigni intende risvegliare l’orgoglio italiano. Lo Stivale come patria di uomini e donne che hanno fatto la Storia. “E l’Unità c’è venuta così bene che oggi c’è chi può permettersi di non festeggiarla!”. L’apice della commozione arriva infine con il canto a cappella dell’inno. Tornando poi alla gara canora con un Morandi commosso e una Canalis quasi sconvolta.

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