Ci ha abituato a ritmi sincopati e colpi di testa, a trovate popolari che strizzano l’occhio a sound misconosciuti e ad atmosfere che spaziano dall’intimismo dei sonetti di Michelangelo Buonarroti agli stornelli popolari.
Torna a Firenze il 12 ottobre (all’Obihall) l’istrione Vinicio Capossela e porta sul palcoscenico “Primo ballo”, album recentemente uscito (e già piazzato nelle Top 100) che lo vede alle prese con la sua prima esperienza da produttore.
VINICIO E L’IRPINIA. Proprio così, perché stavolta il lupus in fabula non è (solo) lui ma la “Banda della posta”, band originaria di Calitri, borgo irpino e paese d’origine della famiglia del cantautore, dove Vinicio è solito passare qualche giorno di quando in quando.
PRIMO BALLO. “Due dei componenti della Banda avevano litigato – ha spiegato -. E per farli riappacificare ho pensato di produrre loro un disco”. E così è stato.
LA BANDA DELLA POSTA. Ma non solo, perché adesso Capossela porta la Banda della posta (composta da ben dieci elementi) in tour con sè, portando sul palcoscenico un mix di polke, frox trot, valzer, mazurke, tarantelle e pezzi tutti da ballare, presi in prestito alla danza tradizionale da matrimonio, o per meglio dire, “da sposalizio” come direbbero i componenti della Banda.
CANNAZZE WESTERN. “Sono brani fatti per ballare – dice Vinicio – corpo a corpo. Per avvicinare le persone, per far riprovare la bellezza di un ballo a due, cosa ormai rara, che pochi riescono ancora a fare”. “Più che una banda, sono dei banditi – scherza – anche perché Calitri si trova a pochi chilometri di distanza dal paese di Sergio Leone, quindi lo spettacolo diventa una sorta di spaghetti wester, diciamo un cannazze western (dal nome del primo piatto tipico del paese, ndr). Penso che un tema del genere non dispiacerebb nemmeno a Quentin Tarantino”.
LA POLITICA E IL BUON SENSO. E il cantautore non ha risparmiato qualche commento nemmeno sull’attualità politica e sulla città. “La musica che proporremo, che viene da una tradizione antica, è una musica che fa rima con comunità, con buon senso, con lavoro fatto bene, tutte cose che mi sembrano mancare al ragionamento politico attuale”.
DIVERTIMENTO, NON ABBRATIMENTO. E poi ha aggiunto, a proposito delle notti da sballo vissute da tanti giovani per le strade della città: “Non amo i divertimentifici dove il mojito viene venduto a 5 euro e sono tutti ubriachi per la strada. Ci vorrebbe uno spazio adeguato per il divertimento, quello vero, che non ha niente a che vedere con l’abbrutimento”.
IL CONCERTO. L’appuntamento è già fissato: sabato 12, all’Obihall. Le fisarmoniche, i mandolini, la batteria e il violino sono pronti. L’importante è indossare un paio di scarpe comode e lascirsi andare. Che la danza abbia inizio.