venerdì, 4 Ottobre 2024
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L’Oscar della sfiga

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Di professione centravanti esordì nella squadra della sua città giovanissimo investito subito da un’aurea eccelsa. Nel suo primo campionato 7 gol in 18 partite. Nel 1985 dopo moltissimi gol venne acquistato dall’’Argentinos Juniors, dove pur non trovando moltissimo fa in tempo ad entrare nella storia del club che in quell’anno vince per la prima e unica volta la Copa Libertadores.
Nel 1987 arriva per lui la nazionale e gioca con Pasculli, Caniggia e Maradona. L’anno dopo esplode vincendo il titolo di capocannoniere sempre per l’Argentinos Junior. 20 gol in coabitazione con Gorosito del San Lorenzo.
Stabilisce anche il record di 9 gol segnati nelle prime tre giornate di campionato (per gli amanti delle statistiche con una quaterna al Rosario Central, una quaterna all’Estudiantes e una rete all’Independiente).
La sua fama varca l’oceano e nel 1989 il suo talento viene notato da Genoa e Fiorentina.
La Gazzetta dello sport così scrive di lui: “In campo è una belva. Ha il naso da pugile, le guance scavate, i riccioli tempestosi. Le sue baruffe fanno cronaca, se non proprio testo”. “Alto 1.83 per 84 chili, è un goleador brutale, quasi selvaggio…” sottolinea “El Grafico”, prestigioso rotocalco sportivo argentino.
Gol facile, fisico possente, tempra sudamericana e una fluente chioma bionda.
Il Conte Pontello decide di regalare questo bomber alla Fiorentina. L’investimento costa 2 miliardi e 200 milioni di lire: il giocatore firma un contratto triennale da 300 milioni l’anno. belle cifrette per l’epoca.
Siamo nel 1989 e la sua spalla viola è un giovanottino riccioluto che si chiama Roberto Baggio, ancora molto giovane ma già leader. L’argentino parte benino e alla dodicesima giornata, al Franchi contro l’Ascoli, pare sia nata una stella. Dertycia mette a segno una bella doppietta, ponendo la sua firma sul 5-1 finale.
Ma due mesi dopo il destino si accanisce contro di lui: è il 24 gennaio, i viola affrontano il Napoli in Coppa Italia. Dopo nove minuti, Dertycia si scontra con Maradona, prende una botta al ginocchio e viene sostituito. Nell’allenamento del mattino dopo, il giocatore e lo staff medico si rendono conto che si tratta di una distorsione al ginocchio destro con lesione del legamento crociato anteriore. In poche parole: stagione finita.
Anzi, si parla addirittura di un possibile addio al calcio giocato.
Dallo stress viene colpito da una grave forma di alopecia nervosa e nel giro di qualche mese della sua folta capigliatura non rimane più nulla. Depresso e senza criniera, Dertycia rescinde il contratto con la Fiorentina per permettere alla società di ingaggiare l’altra meteora Lacatus. In attesa di trovare una sistemazione, si opera e torna in campo con la maglia viola, anche se solo per un’amichevole, il 1 novembre 1990 contro la Sestese, accolto dagli applausi incoraggianti dei supporters. Dertycia si allena, è pronto a ricominciare, anche se altrove: per gli ultras viola più che un peso è ormai una mascotte.
“Mi sono stati vicino – ricorda ‘Oscarone’ – e quando avevo il ginocchio bloccato erano sempre a casa mia.”
Dertycia lascia per sempre il calcio italiano con questo magro bottino: 19 partite giocate (6 in Uefa, 3 in Coppa Italia e 10 in campionato) e 5 reti segnate.
Ma è comunque nella storia viola perchè, dai suoi piedi nasce la prima vittoria della Fiorentina ai calci di rigore. E’ il 30 Agosto 1989, secondo turno di Coppa Italia contro il Como, neo-retrocesso in C1. Al 90’ il risultato è di 1-1, dopo i supplementari, si va ai tiri dal dischetto: dopo cinque rigori tirati e altrettante cinque reti, il comasco Annoni sbaglia mentre Dertycia realizza, consentendo ai suoi di passare il turno.
Sbarca poi nel calcio spagnolo con la maglia del Cadice e il primo campionato gioca 21 partite segnando 6 reti e diventando l’idolo dei supporter che lo battezzano “Mister Proper” (sarebbe il nostro “Mastro Lindo”). L’anno dopo è a Tenerife dove resta fino al 1994 e trova il connazionale Diego Latorre, attaccante anche lui, altro bidone che aveva appena lasciato la Fiorentina tra i fischi. Il primo anno spagnolo segna 7 reti in 31 partite; l’anno dopo riesce a collezionare 31 presenze e 11 gol. Nella stagione 1994/95 milita nell’Albacete (22 presenze e 6 gol), poi torna in patria per accasandosi prima al Belgrano di Cordoba e poi presso ai concittadini del Talleres, nella Serie B argentina. Qui vince il titolo di capocannoniere del torneo. Ormai è sul viale del tramonto e decide di chiudere la carriera all’Instituto di Cordoba, la squadra che lo ha lanciato, con la quale trova un accordo economico irrisorio. Ma a sorpresa nel 2000 viene chiamato dai cileni del Temuco e l’anno successivo a 37 anni suonati, diventa capitano del Coopsol di Trujillo, piccola squadra peruviana. Nel 2003 torna a Cordoba per giocare gli ultimi spiccioli di carriera nel General Paz Juniors, la quinta squadra della città, militante in Serie C1. Dopo qualche mese viene esonerato l’allenatore e il presidente del club gli propone di fare da player-manager. Al termine della stagione, appende una volta per tutte le scarpette al chiodo e si dedica soltanto al ruolo di tecnico che tuttora ricopre, sempre al General Paz Juniors.
Pelato ma contento, finalmente. Noi dalle sponde dell’Arno ci ricordiamo sempre di lui con affetto. Non ha strabiliato, ma ha un’attenuante: gli è toccato vincere un personalissimo Oscar della sfortuna.

Oscar Dertycia
Nato a: Córdoba (Argentina) 3 marzo 1965
Ruolo: Attaccante

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1982-88 Instituto Cordoba (Argentina), presenze 195, gol 83
1988-89 Argentinos Juniors (Argentina), presenze 41, gol 29
1989-90 Fiorentina, presenze 19, gol 5
1990-91 Cadice (Spagna), presenze 20, gol 6
1991-94 Tenerife (Spagna), presenze 113, gol 33
1994-95 Albacete (Spagna)
1995-97 Belgrano (Argentina)
1997-99 Talleres Cordoba (Argentina, serie B)
1999-00 Instituto Cordoba (Argentina)
2000-01 Temuco (Perù)
2001-03 Coopsol (Perù)

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