Non l’ho mai amato forse perchè mi ricorda una Fiorentina che voglio rimuovere dai miei neuroni.
Non l’ho mai amato fin dall’inizio è vero. Già non lo sopportavo da giocatore con le sue bizze da Cassano ante litterim.
Non l’ho mai amato da quel suo arrivare a Firenze con l’alone del protetto di Vittorione che, dopo una delle sue solite alzate di testa fece fuggire da Firenze, in un colpo solo, lo spumeggiante imperatore turco Terim e la bandiera Giancarlo Antognoni.
Bingo!
Il mitico Vittorio, quando tutti annichilimmo all’annuncio che lui sarebbe stato il nuovo allenatore della viola, ce lo presentò così:
“Tranquilli, è vero che non ha mai allenato, ma suo figlio va a scuola insieme al mio!”
Beh, se le cose stavano così che sciocchi noi.
Un curriculum di tutto rispetto di Cecchigoriana filosofia.
Me li sono fin da subito immaginati a Roma, quartiere Parioli, a far scendere dall’auto nera con lo chaffeur i pargoli al suono della campanella mattutina e loro due che, da fini intenditori di calcio, si soffermavano a filosofeggiare di pallone fra una brioche e un cappuccino.
Il compare di Vittorio sbarcò così a Firenze e si rese subito odioso a noi fiorentini così scettici per natura su tutto e tutti, con quel suo ciuffo vanitoso, con quella sua permalosità manifesta e sopratutto con quel suo credersi un santone della panchina quando invece aveva le scarpette da gioco appese al chiodo con ancora fresca, appiccicata su, l’erba del campo.
Mai allenato in vita sua, non aveva nemmeno il patentino per farlo che, ovviamente in men che non si dica arrivò al volo…
Alzò al cielo la Coppa Italia che aveva vinto Terim, sedendo in panca solo per la finale.
Correva l’anno 2001, il disastro era alle porte, ma lui e Vittorione gongolavano con la Coppa bevendo champagne…
L’anno dopo, quello più sciagurato, quando il furbetto capì che la società era allo sbando e la fine vicina, scappò da Firenze a gambe levate.
La colpa dello sfascio e della fuga non era sua ovviamente, ma di quei quattro tifosi un po’ incazzati che avevano la colpa, una sera, di aver osato dirgliene quattro a brutto muso.
Ne seguirono noiosi strascichi nelle aule giudiziarie.
Poi lasciò la Fiorentina e l’amico Vittorio precipitare nel baratro ed ebbe la fortuna che, da li a poco, di lui s’innamorò l’uomo dal portafoglio senza fondo: Moratti ed approdò, coperto d’oro sulla panca dell’Inter.
Il generoso presidente interista che come Vittorione sogna molto, oltre a pagarlo come un emiro gli mette a disposizione 40 / 50 giocatori: due / tre squadre intere!
C’è uno scudetto da vincere dopo anni e anni di delusioni sulla sponda nerazzura dei Navigli e non si bada certo a spese.
Il nostro eroe, finalmente, stavolta ce la fa!
Non sul campo, ma grazie al tribunale sportivo a seguito di Calciopoli, ma ce la fa!
E’ storia recente questa che del resto tutti sanno. Lo scudetto viene scucito dalle maglie della Juve che con una pedata finisce in B ed assegnato all’Inter.
Mancini e Moratti esultano per il tricolore! Ancora champagne a fiumi!
L’anno dopo (quello appena trascorso) con le squadre più forti penalizzate di moltissimi punti e la Juve in B sempre a causa di Calcipoli, l’Inter vince il suo primo scudetto vero, sul campo con lui condottiero in panca.
Ma chi l’avrebbe mai immaginato…
Lodi senza fine a Moratti e al fenomeno della panchina che intanto, da copione, viene sbattuto presto fuori dall’Europa che conta e deve rodersi il fegato a vedere il Milan alzare al cielo la sua ennesima Champions.
Nuovo giro, nuova corsa e eccoci arrivati alla cronaca.
L’Inter domina il torneo e va tutto bene. Ma il nostro eroe che fa? Rompe con lo staff medico dell’Inter. I dottori che non capiscono niente…
Non sanno curare gli atleti e a lui tapino, rimane con “solo” una trentina di giocatori da mandare in campo la domenica.
Gli arbitri poi, che cattivoni, ogni tanto fischiano una mezza azione contro la sua squadra e lui ha il coraggio di dire pio quando invece tace quando l’Inter, anche se non ne ha bisogno, viene favorita (spesso) in nome di quella legge non scirtta che si chiama sudditanza psicologica.
Poi la tragedia.
Da copione, esce di nuovo dalla Champions e lui quando è il momento di far quadrato invece che fa?
Si fa prendere dagli istersmi e sbotta e davanti ai microfoni, con un campionato quasi vinto da vincere dice:
Signori e signori a fine stagione me ne vado!
Con poche parole riesce nell’impresa di destabilizzare l’ambiente in mezzo nanosecondo. La squadra dove c’è chi lo sopportava a malapena sbotta contro di lui.
Figo si rifiuta di scendere in campo dalla panchina, Ibrahimovic viene intercettato dalle telecamere mentre prega a voce alta che se ne vada via, Materazzi sgomita in campo come un cavallo imbizzarrito e chissà cosa corre nella testa degli altri…
Come finira? Chissà se il nuovo mago delle panche italiche, riesce nella difficilissima impresa di perdere uno scudetto già vinto.
Ma intanto a lui interessa altro, è già con la mente altrove…
Londra, quartiere di Chelsea, dove un magnate russo proprietario della squadra inglese gli ha promesso tanto. Soldi, soldi, soldi….
Goodbye non ti rimpiangeremo mai!