venerdì, 29 Novembre 2024
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Libertà clandestine, la mostra di Mariana Ferratto al MAD

È visitabile fino al 7 gennaio 2024 la mostra "Libertà Clandestine" di Mariana Ferratto, che porta al MAD la storia dei prigionieri politici nell'Argentina della dittatura

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La creatività come spinta alla sopravvivenza, è questo il motore che anima Libertà clandestine, personale dell’artista italo-argentina Mariana Ferratto, figlia di due ex prigionieri politici, in corso al MAD Murate Art District.

La mostra Libertà clandestine, visitabile fino al 7 gennaio 2024, è un progetto che affronta e racconta gli spazi di libertà e creatività clandestina che i prigionieri politici argentini riuscirono a conquistare durante la dittatura argentina del 1976-83. La mostra, curata da Valentina Gensini e organizzata da MUS.E, espone opere inedite che ruotano intorno a due nuovi progetti dell’artista: Memoria de la materia, vincitore dell’Italian Council 2022, ambito premio per il sostegno alla ricerca internazionale di artisti, curatori e critici, e Affiorare, sviluppato durante la residenza che l’artista ha svolto presso Murate Art District a partire da gennaio 2023.

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Durante la dittatura in Argentina, molti istituti penitenziari sottoposero i prigionieri politici ad un regime di isolamento e inattività come metodo di distruzione fisica e psicologica. In segno di resistenza, si formarono piccoli gruppi che portarono avanti delle attività alle spalle delle guardie carcerarie. Le opere in mostra raccontano questa esperienza, del potere della creatività come spinta alla sopravvivenza.

Libertà clandestine: “Io, figlia di due prigionieri politici”

“La mia ricerca artistica – spiega Mariana Ferratto – ruota da sempre intorno al tema dell’identità nelle sue molteplici declinazioni ed è in intima connessione con la mia storia personale. Sono figlia di due ex prigionieri politici, incarcerati durante il colpo di stato militare argentino del 1976 e successivamente esiliati in Italia. Ho analizzato il tema dell’identità da differenti punti di vista, ma nella mia ricerca non sono mai tornata su quella parte di storia dell’Argentina che ha deviato il regolare andamento della vita dei miei genitori e di conseguenza ha condizionato il corso della mia. Per questo il progetto che presento vuole essere una sorta di riconciliazione con questo nocciolo opaco da cui si è sviluppato tutto il mio fare artistico. Il mio intento non è solo personale: desidero ricongiungere le vicende soggettive a quelle collettive dando voce alle testimonianze dei sopravvissuti, i quali hanno dovuto convivere con un passato che ha cambiato per sempre la loro vita. Le opere esposte sono la testimonianza di atti di resistenza e sottolineano il potere della creatività come spinta alla sopravvivenza”.

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I vari ambienti di MAD Murate Art District propongono – nella selezione di Libertà clandestinestorie di resilienza e di amicizia, pratiche di sopravvivenza intellettiva, di custodia della memoria, di coltivazione dell’affetto per i cari lontani, e per le nuove amicizie vicine.

La mostra al MAD, i lavori tra le celle e il carcere duro

Libertà clandestine MAD
Da sinistra Mariana Ferratto, Valentina Gensini e Alessia Bettini

Divisi tra la sala Anna Banti e le celle al primo piano, sono proposti i video della serie Tutorials. Questo lavoro costituisce un’indagine attorno ai manufatti che i detenuti realizzavano in carcere come atto di ribellione all’alienazione della loro personalità. Per opporsi a questo sistema i prigionieri iniziarono a realizzare oggetti artistici e di artigianato con strumenti di recupero come osso finemente lavorato, chiodi, fili colorati estratti dalla trama di asciugamani o pezzi di lenzuola. I manufatti venivano lavorati nell’assoluta segretezza, in piena notte, e portati fuori dalla prigione clandestinamente per poter essere regalati alle persone care. La loro realizzazione poteva richiedere settimane di lavoro e, viste le continue ispezioni, non vi era certezza dell’arrivo a destinazione. Le diverse attività artistiche passavano da una cella all’altra e da una prigione all’altra attraverso i trasferimenti. Nel passaggio di mano in mano si raffinavano, sperimentando vere e proprie tecniche artistiche innovative.

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Tramite una serie di interviste agli ex detenuti, l’artista ha creato dei video in formato tutorial che raccontano e spiegano le diverse tecniche adottate e perfezionate nel tempo. Davanti ad ogni video una postazione attrezzata permetterà ai visitatori di mettere in pratica il tutorial che hanno davanti, trasformando di fatto la mostra in un laboratorio permanente.

Nella sala Anna Banti saranno inoltre esposte tavole disegnate o realizzate a collage dal titolo “Archivio dell’artigianato clandestino” che analizzano i vari manufatti dei detenuti e riportano frammenti delle interviste. In queste tavole gli oggetti sono visualizzati come se fossero dei reperti archeologici, riprendendo alcuni codici stilistici tipici della schedatura repertuale archeologica e scientifica. In una parete saranno esposti 28 disegni di gesti delle mani, uno per ogni lettera dell’alfabeto, l’Abbecedario del linguaggio carcerario, attraverso cui si poteva comunicare a distanza, in silenzio, se si aveva a disposizione un campo visivo sufficiente. Di fronte, una struttura composta dalla sovrapposizione di elementi d’arredo trovati all’interno di MAD Murate Art District: questo “palco” improvvisato sarà teatro di una performance durante l’inaugurazione della mostra. I performer – selezionati tramite call con il coinvolgimento anche di Accademia di Belle Arti Firenze – reciteranno, utilizzando il linguaggio dei segni carcerario, un frammento di una poesia scritta dai detenuti durante il periodo di reclusione; l’azione avviene su un’architettura instabile, che ricorda le strutture improvvisate che i prigionieri costruivano dentro le celle per poter raggiungere le piccole finestre posizionate in alto e, attraverso questo linguaggio, comunicare con gli altri. Un video della performance realizzata dall’artista sarà disponibile nei giorni successivi all’inaugurazione e per tutta la durata della mostra.

Infine, negli spazi del carcere duro sarà presentata l’installazione audio Affiorare: un’ottantina di piccoli fiori realizzati dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze durante i workshop tenuti durante la prima residenza dell’artista al MAD accoglierà i visitatori in questo luogo di dolore. Tre grandi fiori di argilla realizzati dall’artista diffonderanno le storie delle prigioniere politiche raccontando storie di resistenza, momenti di collaborazione e amicizia nel contesto del carcere argentino. Gli audio testimoniano le conversazioni e i passaggi di informazioni attraverso le viti delle cuccette o i tubi delle fognature ma anche i corsi di teatro tenuti lontano dagli sguardi delle sentinelle, o la “trasmissione radio” tenuta a turno dalle detenute attraverso le tubature per condividere conoscenze, abilità, memorie: per ritrovare un senso collettivo ad una esistenza difficile e alienante.

MAD Murate Art District
Piazza Delle Murate, Firenze
T. 055 247 6873
Apertura al pubblico: dal martedì al sabato dalle 14:30 alle 19:30

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