Sospesi nell’attesa di tornare, bloccati in un quotidianità che doveva essere temporanea ed è diventata permanente, così Dalia Kahmissy, fotografa e fotoreporter libanese, racconta la vita del milione di rifugiati siriani che attualmente vive in Libano. Negli ultimi 7 anni, la fotografa ha attraversato il paese per conto di numerose ONG, associazioni e organizzazioni internazionali per conoscere la quotidianità di questa comunità sospesa. Il suo lavoro è raccontato da una mostra fotografica intitolata Until We Return che sarà presentata a Firenze per la X edizione del Festival Middle East Now e esposta alla Fondazione Studio Marangoni (via San Zanobi, 9) dal 5 aprile al 31 maggio 2019.
In principio la contestazione era pacifica, una semplice protesta nei confronti del governo e di un regime sempre più autoritario. Molto rapidamente quelle manifestazioni si sono trasformate in una conflitto senza quartiere che è andato ben oltre i confini della Siria. Mentre il contrasto scivola nel suo ottavo anno consecutivo, circa 6 milioni di persone hanno abbandonato le proprie case per cercare rifugio. Tanti hanno attraversato il mare per raggiungere l’Europa tramite la Grecia, altrettanti si sono stabiliti in Libano. Le loro vite, le abitudini e i sogni si sono dovuti adattare alla nuova quotidianità.
La fotografa Dalia Khamissy, dopo lunghi anni di lavoro passato a raccontare le guerre in Medio Oriente e le loro conseguenze, soprattutto a livello sociale per l’Associated Press, si è dedicata al racconto della difficile realtà delle famiglie siriane rifugiate in Libano. Con un occhio esperto, ma al contempo artistico, è riuscita a raccontare storie di una profonda umanità. I ritratti e gli attimi di quotidianità che cattura attraverso il suo obiettivo riescono a comunicare quella scomoda sensazione di essere sospesi nel tempo, come in attesa di qualcosa che deve ancora avvenire ma che rimane vagamente indefinito.
Until We Return propone quindi un nuovo modo di osservare quella difficile realtà. Entrando fin dentro le abitazioni dei rifugiati si riesce quasi a percepirne l‘intimità e comprendere più a fondo i turbamenti. La mostra è un cambio di prospettiva su una regione del Medio Oriente, solo in apparenza lontana, e non tanto diversa dalla nostra quotidianità, anche qui, in Italia.
La mostra è a ingresso libero presso la Fondazione Studio Marangoni in via San Zanobi, 9, aperta dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00.