Quando non ci si ricorda qualcosa si dice di avere una “memoria da pesce rosso”. Ma quanto è importante ricordare? E cosa è importante ricordare? Si è parlato di memoria, declinata su tre versanti differenti, giovedì 31 al Cinema La Compagnia di Firenze, durante il convegno “Memoria e contemporaneità: Una, nessuna o centomila?” organizzato dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana e dalla Regione Toscana.
Dal tema della memoria individuale nei suoi aspetti autobiografici, a quello della memoria collettiva e del mito delle cosiddette “radici”,fino alla memoria come cifra interpretativa dell’arte contemporanea. L’archivio si rivelerà così come una particolare “messa in scena” della vita, l’alambicco dove si deposita, si elabora e si distilla la memoria biografica e la rappresentazione del sé, ma anche come il luogo da cui attingere per legare le generazioni, i territori, le comunità in una narrazione comune, senza indulgere a falsi miti identitari.
La salvaguardia, la tutela e la conoscenza del patrimonio archivistico stanno alla base di questo evento che lega a doppio filo la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica e la Regione Toscana. È per questo che la Vicepresidente della Regione Monica Barni e Diana Marta Toccafondi, Soprintendente Archivistica e Bibliografica della Toscana, hanno siglato un '“Accordo di collaborazione”, una fucina di progetti condivisi che condividono un obiettivo comune: far emergere e far conoscere a tutti il grande patrimonio documentario toscano.
La giornata di studi, – tutta giocata sulla falsa riga dei titoli di pirandelliana memoria – ha visto una parte di introduzione con Monica Barni e Diana Marta Toccafondi insieme a Roberto Ferrari della Regione Toscana e a Micaela Procaccia della Direzione Generale Archivi del MiBACT . Seguita dalla sessione “Sei personaggi in cerca d'autore: memoria di sé, memoria degli altri”, che ha visto Gloria Manghetti del Gabinetto Vieusseux moderare gli interventi del filosofo e psicanalista Romano Madera, introdotto da Roberto Cecchetti, e della scrittrice Melania Mazzucco. Durante la seconda sessione, intitolata “Il fu Mattia Pascal: il mito dell’identità e delle radici” ha preso la parola la soprintendente Diana Marta Toccafondi per presiedere l'incontro con lo storico Adriano Prosperi, Barbara Catalani, architetto e ideatore del Museo Magma di Follonica e l'antropologo Pietro Clemente. La terza sessione “I giganti della montagna: l'arte in lotta con l'oblio” infine ha visto Roberto Ferrari incontrare il neodirettore del Centro Pecci di Prato Cristiana Perrella e, a seguire Cristina Baldacci (Institut for Cultural Inquiry di Berlino) e Assunta Porciani (Quadriennale di Roma)
Ma non è tutto, l'accordo Soprintendenza-Regione ha realizzato l’obiettivo di operare un censimento degli archivi dell’arte contemporanea in Toscana, oltre a mettere in salvo le registrazioni dei concerti jazz del Teatro Metastasio di Prato degli anni 60 e 70, digitalizzare e pubblicare in rete l’archivio del produttore Andres Neumann conservato al Funaro di Pistoia, o censire gli archivi delle principali compagnie teatrali toscane. L'appuntamento del 31 maggio intende andare oltre i confini consueti della mera ricognizione e dimostrare come con gli archivi teatrali non solo si possa raccontare il teatro, ma si possa fare cinema e fare teatro.
È così che, grazie alle carte di Andres Neumann, è stato proiettato il documentario di Graziano Graziani “Pina Bausch a Roma”, nato da un’idea di Simone Bruscia e Andrés Neumann a partire da alcune foto inedite dell'Archivio Teatrale Andres Neumann relative alla residenza della danzatrice e coreografa a Roma nel 1999. La giornata si è chiusa con la prima assoluta dello spettacolo “Palermo, Palermo” curato da Massimiliano Barbini, che dimostra come ogni archivio sia ancora materia viva a cui può essere restituita voce. “Palermo Palermo”, una delle vette creative del lavoro di Pina Bausch è un’opera esemplare sulla modalità seguita dalla danzatrice per raccontare una città e “inserirla” nella sua poetica.