Fiume di gente, all’Obihall, per l’iniziativa comune di Renzi e Bersani. Tante le persone costrette a restare fuori, sotto la pioggia, dove erano stati allestiti dei maxischermi. Ma niente da fare: tutti dentro non c’entravano proprio.
RENZI. Il sindaco di Firenze e il segretario nazionale del Pd salgono sul palco (insieme) intorno alle 18,15. Parla per primo Renzi, che si rivolge a Bersani come “futuro presidente del consiglio”. Per il sindaco di Firenze, insomma, non ci sono dubbi su come andranno a finire le elezioni. In platea applausi e scongiuri. Camicia bianche in “stile primarie”, Renzi appare sorridente e di ottimo umore. Scherza sulla sua visita ad Arcore, strappando una risata a Bersani: non sarà la sola. Torna a sottolineare l’importanza che hanno avuto le primarie (“quando i cittadini scelgono si rispettano le loro scelte: abituiamoci alla lealtà”). “Chi sottovaluta Berlusconi – torna a ripetere Renzi – commette un errore, dobbiamo stare molto attenti, ma non bisogna nemmeno avere paura”. Scherza sul colpo Balotelli in chiave-elezioni e sulla risposta che aveva dato Bersani, che aveva detto che allora lui avrebbe preso Messi. “Segretario – gli dice Renzi – se vuoi portare Messi a Firenze e noi va bene”.
L’ATTESA:
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FIRENZE. “Non ci sono renziani o bersaniani, ci sono solo i democratici che porteranno il paese fuori dalla crisi in cui siamo precipitati”, continua il sindaco, facendo il pieno di applausi. “Firenze – dice ancora Renzi – vuol contribuire all’Italia giusta”. Elenca quelle che secondo lui sono le Italie “giuste”, sorprendendo un po’ tutti alla fine: “L’Italia giusta è quella di Balotelli che abbraccia la mamma dopo il gol alla Germania, è la mamma che abbraccia un figlio, ma fino a 18 anni non era italiano, è una legislazione assurda”. Scherza ancora sulle ormai celebre frasi bersaniane (“il tacchino non lo avevo capito, ma quando dice sbraniamoli lo capisco anche io”) e alla fine regala al segretario Pd una copia del Marzocco, simbolo – dice – “dei valori di libertà, bellezza, passione ed entusiasmo di questa terra”.
IL VIDEO:
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BERSANI. Poi la parola passa a Bersani, che sottolinea la sua “indignazione per promesse e favole non degne di un paese serio che abbiamo ascoltato in questa campagna elettorale”. Torna a mettere in guardia la destra perché non strumentalizzi la vicenda Mps: “Non s’azzardassero, noi non siamo mammolette e non accetto che ci faccia la predica gente che ha eliminato il falso in bilancio, che sarà reintrodotto il primo giorno che governeremo”. “Le primarie – sottolinea Bersani, concordando con Renzi sulla loro importanza – ci hanno consegnato un rinnovamente incredibile”.
VOTO UTILE. “Se si cerca un voto utile per vincere e battere la destra ce n’è uno solo: quello per noi”, ripete. “L’Italia giusta è moralità e lavoro”, ricorda, sottolineando come proprio il lavoro sia “il tema dei temi”. Infine Bersani si scaglia contro la personalizzazione della politica: “E’ il meccanismo berlusconiano che ci ha portati alla rovina, non Berlusconi. Perché non l’hanno mandato via anni prima? Perché non c’era un partito, c’era un padrone. Il meccanismo di personificazione crea una situazione pericolosissima”, sottolinea, prima di ricordare che lui, nonostante sia il solo ad aver vinto le primarie, è anche l’unico a non aver messo il nome sul simbolo.
SUL PALCO:
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IL FINALE. Poi la musica prende il posto delle parole, Renzi torna sul palco per l’abbraccio finale con Bersani, il popolo del Pd “unito” applaude convinto.