Sarà il governo a dover decidere come proseguirà la “quarantena” dopo il 13 aprile e quando scatterà la prima riapertura delle attività produttive e commerciali, ma intanto la Toscana si prepara alla cosiddetta “fase 2” e promuove un tavolo con aziende e sindacati per decidere i vari step, continuando ad arginare la diffusione del coronavirus anche con un allentamento della stretta. Un primo passo per il lungo ritorno alla normalità: la Regione ha incontrato le parti sociali e le associazioni di categoria per definire come si rientrerà nelle fabbriche e nei negozi e soprattutto quali saranno le norme di sicurezza sul lavoro da prendere per prevenire i contagi.
Da una parte serve ripartire, per “evitare danni irreparabili dovuti alla prolungata anemia economica”, spiega il presidente della Regione Enrico Rossi, dall’altra prima di riaprire “vanno definite linee guide chiare: per evitare che i risultati sulla riduzione dei contagi conseguiti con le misure restrittive adottate in queste settimane siano vanificati”.
La fase 2 in Toscana: riapertura con mascherine e la distanza sociale si allunga
La parola d’ordine è gradualità, ossia riaccendere il motore produttivo toscano progressivamente, con piccoli passi che potranno essere anche dei test per controllare la tenuta del sistema, se si riuscirà ad arginare il numero di casi positivi al Covid-19. L’ipotesi è far riaprire per prime le aziende più legate all’export, perché esposte in modo maggiore alla concorrenza internazionale.
Torneremo al lavoro, ma non a circolare liberamente come prima e anche nelle aziende bisognerà rispettare le regole anti-contagio. E quindi: mascherine da indossare sempre in fabbrica, nei laboratori artigianali, nei negozi e in tutti i luoghi (come quelli all’aperto) dove sono presenti più persone; una distanza sociale “potenziata”, non più un metro come ora, ma almeno un metro e ottanta centimetri come dicono gli ultimi suggerimenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; test sierologici per chi rientra al lavoro. In sintesi sono queste le principali proposte emerse in Toscana per la fase 2, in attesa delle decisioni del governo su cosa succederà dopo il 13 aprile.
Io penso che per ripartire ci vorrà molta cautela e prudenza e gradualità e quindi tempo.Se non vogliamo che i tanti…
Gepostet von Enrico Rossi am Dienstag, 7. April 2020
Coronavirus, la patente di immunità
La Regione in particolare spinge sul terzo punto, quello dei test sierologici che tramite una semplice analisi del sangue o di poche gocce di liquido ematico indicano chi è stato già affetto dal coronavirus, anche in modo asintomatico, e quindi ha sviluppato gli anticorpi, e chi invece è in situazioni dubbie, da approfondire con il tampone. In pratica si andrebbe verso la cosiddetta “patente di immunità”, una sorta di certificazione per chi non è portatore di contagio da coronavirus.
Tra le altre misure proposte per la riapertura delle attività produttive e commerciali in Toscana, durante la fase 2, anche la misurazione della temperatura corporea a tutti gli addetti prima dell’ingresso nelle fabbriche, grazie a scan come quelli giù usati negli aeroporti all’inizio dell’emergenza coronavirus. Difficile però poter riaprire in sicurezza le mense aziendali, mentre i bagni comuni andranno igienizzati e sanificati dopo ogni uso.
Bus, tramvia e treni: il trasporto pubblico nella fase 2
Un’altra questione aperta riguarda i trasporti pubblici. Secondo quanto venuto fuori dal tavolo promosso dalla Regione Toscana, per la fase 2 della “quarantena” andrà studiato anche un piano per gli spostamenti da casa ai posti di lavoro, visto che bus, tram e treni rischiano di diventare dei luoghi in cui è favorito il contagio da coronavirus. E qui c’è un dietrofront rispetto alle politiche del passato. “L’uso dei mezzi pubblici andrà disciplinato per renderlo sicuro ed evitare un’eccessiva concentrazione di persone – scrive la Regione in una nota – meglio sarebbe utilizzare il mezzo individuale”.