Gli effetti del lavoro flessibile in provincia di Firenze, vantaggi e criticità, gli sbocchi professionali. Chi riesce a strappare un contratto a tempo indeterminato e chi no. Questi alcuni dei temi trattati nel corso di una ricerca sulle condizioni del lavoro giovanile in provincia di Firenze, compiuta dall’Irpet.
RISULTATI PRESENTATI IN CONFERENZA. I risultati dell’indagine sono stati presentati questa mattina in conferenza stampa dall’Assessore al lavoro della Provincia di Firenze Elisa Simoni, dall’Assessore allo Sviluppo economico della Provincia di Firenze Giacomo Billi, da Michele Beudò, ricercatore Irpet e dal Sindaco del Comune di Incisa Valdarno Fabrizio Giovannoni.
La ricerca di Irpet si apre con una panoramica dei dati su Pil e occupazione in Toscana. Nel 2009 si è registrata una caduta del Pil regionale del 5% rispetto al 2008 e una diminuzione delle esportazioni del 14% rispetto all’anno precedente.
LAVORATORI FLESSIBILI. La ricerca riguarda un campione di 1600 persone rappresentative per età, sesso e condizione contrattuale – interrogate con interviste telefoniche nel corso del 2009 – avviate al lavoro nel 2005 con contratti a tempo determinato (400), apprendistato professionalizzante (400), collaborazione coordinata e continuativa (400), a tempo indeterminato (400).
L’identikit del lavoratore coinvolto nella ricerca ha meno di 40 anni, è residente nell’area extra cittadina, è diplomato.
DISOCCUPAZIONE. E’ del 25% la probabilità di essere disoccupato, del 4% di essere inattivo, del 27% di avere un contratto flessibile e del 44% di essere occupato a tempo indeterminato. Il 50% degli avviati con contratti flessibili e anche il 31% di chi nel 2005 aveva un contratto “standard”, ha conosciuto un periodo di disoccupazione.
Risulta insoddisfacente il numero degli stabilizzati e sembra essere debole la formula del contratto di apprendistato. Chi ha un contratto co.co.pro sembra destinato a mantenere una certa continuità nella precarietà. Si conferma nel complesso il fatto che la flessibilità del lavoro sconfini nella classi di età adulte e che la disoccupazione non sia una esclusiva dei precari.