È stato firmato il rinnovo del contratto nazionale di lavoro (CCNL) dei dipendenti statali del comparto Funzioni centrali: l’aumento dello stipendio medio è del 6%, con una ridefinizione delle tabelle retributive e il pagamento entro febbraio 2025. L’intesa, per il triennio 2022-24, prevede anche la sperimentazione della settimana corta per questo “ramo” della pubblica amministrazione, la possibilità di estendere lo smart working e un incremento delle ore di permesso per alcune categorie specifiche di lavoratori.
La firma del nuovo CCNL: quando entra in vigore
La riunione presso l’ARAN (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni) si è svolta oggi, 27 gennaio 2025. A sottoscrivere l’accordo quattro sigle sindacali che rappresentano più della metà dei lavoratori del comparto: Fp-Cisl, Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp. Contrarie invece Cgil, Uil e Usb.
Le novità del rinnovo del contratto interessano 195mila lavoratori statali del comparto Funzioni centrali (ossia i dipendenti pubblici degli organi dello Stato e dei Ministeri, delle agenzie che svolgono attività e funzioni tecnico-operative, degli enti pubblici non economici e delle casse privatizzate). Gli aumenti dovranno essere riconosciuti entro 30 giorni, mentre gli arretrati spettanti dal 1° gennaio 2024 saranno pagati entro un mese o al massimo nella busta paga successiva.
Il nuovo contratto degli statali: le tabelle retributive delle Funzioni centrali
L’aumento di stipendio previsto dal rinnovo del contratto è in media di 165 euro lordi al mese (+6%), calcolato su 13 mensilità (compresa quindi la tredicesima). La cifra varia a seconda dell’area, ecco la tabella per sapere a quanto ammonta questo incremento:
- Elevate Professionalità
aumento retribuzione +193,9 euro lordi al mese
per un totale di 2.520,7 euro all’anno - Funzionari
aumento retribuzione +155 euro lordi al mese
per un totale di 2.016 euro all’anno - Assistenti
aumento retribuzione +127 euro lordi al mese
per un totale di 1.660 euro all’anno - Operatori
aumento retribuzione +121 euro lordi al mese
per un totale di 1.578 euro all’anno
Le altre cose che cambiano
Oltre all’aggiornamento delle tabelle retributive, il rinnovo del contratto delle Funzioni centrali prevede anche interventi in altri campi per gli statali. Per quanto riguarda la settimana corta sarà possibile sperimentare una suddivisione dell’orario di lavoro su 4 giorni (per un totale di 36 ore settimanali), garantendo la qualità e il livello dei servizi resi all’utenza e dietro adesione volontaria del lavoratore. Chi ha particolari esigenze di salute o di assistenza a un familiare potrà ampliare il ricorso allo smart working. A chi opererà nella modalità agile verrà inoltre riconosciuto il buono pasto (oltre 7 euro).
Il nuovo CCNL delle Funzioni centrali aumenta le ore di permesso, in favore dei dipendenti con più di 60 anni di età, che debbano sottoporsi a visite, terapie o prestazioni diagnostiche. Inoltre viene rafforzato il sistema di incarichi di posizione organizzativa e professionale, per valorizzare le competenze professionali dei lavoratori e allo stesso tempo prevede un riconoscimento stabile a chi, per almeno 8 anni, sia stato affidato un incarico di posizione organizzativa.
“Firmare i contratti quando si raggiungono condizioni favorevoli per i lavoratori è un atto di responsabilità – ha commentato Maurizio Petriccioli, Segretario Generale della Cisl Fp – Opporsi senza avere alternative valide, come sta avvenendo nelle trattative per i CCNL Sanità Pubblica e Funzioni Locali, significa rinunciare agli aumenti economici e ai miglioramenti normativi o, peggio, rischiare che le controparti politiche decidano di procedere unilateralmente, tramite la legge, facendoci perdere tutti i nuovi diritti conquistati nelle bozze del contratto”.
Critiche invece da Fp Cgil, Uil Pa e Usb secondo cui il contratto “per la prima volta, non recupera con gli aumenti stipendiali il maggiore peso dell’inflazione registrato nel triennio di rifermento”, scrivono i sindacati in una nota. “A fronte di una inflazione complessiva registrata per gli anni 2022, 2023 e 2024, pari al 15,4% le risorse del contratto sono il 5,78% che nonostante produca adeguamenti sul tabellare di poco più alti non recuperano neanche l’inflazione”.