giovedì, 31 Ottobre 2024
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Slot machine, ”la mia passione ‘sana’ diventata dipendenza”

La storia di Mario, che dopo il matrimonio finito male e la pensione ''incontra'' le slot machine e perde il controllo. Bruciati tutti i risparmi, poi un episodio lo convince a cercare di smettere. ''Per uscirne l’unica soluzione è chiedere aiuto''.

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Una vita con qualche saliscendi, la passione – in principio “sana” – per il gioco che, dopo il pensionamento e un periodo di depressione, si trasforma in dipendenza.

DEPRESSIONE. Ma dopo sensi di colpa e il conto al verde, arriva infine la decisione di chiedere aiuto: è la storia di Mario (utilizziamo un nome di fantasia), che dopo due anni e mezzo tra videopoker e slot machine ha scelto di intraprendere un percorso di recupero. “Dopo la grande delusione di un matrimonio finito male – racconta – avevo dedicato tutto me stesso al lavoro, che era l’unica cosa che mi dava soddisfazione. Per questo, dopo la pensione tanto sognata, ho vissuto un periodo di ‘vuoto’ che mi ha portato alla depressione”.

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SLOT MACHINE. Mario spiega che la sua passione per le scommesse era stata fino a quel momento “normale” e moderata: 5-10 euro a settimana per il lotto e la schedina, e un gratta e vinci ogni tanto. “Quando smisi di lavorare iniziai a sentirmi depresso – ricorda – ero solo a casa, avevo pochi amici e non trovavo niente che mi desse soddisfazione. L’unico momento in cui provavo una ‘scossa’ era quando controllavo i risultati delle schedine o i numeri”. Dopo qualche tempo le puntate iniziano a diventare più frequenti, e il momento in cui Mario inizia a perdere il controllo è quando incontra le slot machine: “Non pensavo fosse così semplice giocare. Basta puntare, premere un pulsante e sperare che le figure finiscano sulla stessa riga. Giocando mi sentivo bene, provavo quella ‘scossa’ che mi tirava su e non pensavo ai problemi”.

RISPARMI. Ma in pochi mesi il tempo che trascorre davanti alle slot cresce esponenzialmente e aumentano anche le psicosi: “Dopo aver giocato mi sentivo terribilmente in colpa e quando uscivo dal locale mi sentivo osservato e giudicato da tutti”. Per evitare di essere “visto” inizia a frequentare sale in zone diverse da quella in cui vive, e in questo modo passa ancora più tempo al gioco. Così la pensione finisce prima della fine del mese e in poco meno di due anni svaniscono anche quei pochi risparmi sul conto.

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RECUPERO. Mario decide di cambiare vita dopo un episodio che lo segna a fondo: “Venne a trovarmi mio figlio che da poco aveva perso il lavoro – racconta con gli occhi lucidi – e mi chiese un piccolo aiuto per alcune spese familiari. Mi sentii soffocare di vergogna, mi prese una crisi di pianto e gli raccontai tutto. Fu la cosa più umiliante della mia vita”. Da quel giorno Mario, con il supporto del figlio, ha deciso di intraprendere un percorso di recupero: “Ora ho smesso, ho conosciuto diverse persone con cui ho condiviso la mia esperienza e ho trovato anche nuovi amici. Per uscire dalla dipendenza l’unica soluzione è parlarne e chiedere aiuto: altrimenti da soli è difficilissimo”.

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