Al “Don Bosco” di via Gioberti si terrà infatti la Dommo Cup (in onore di don Marcello Morelli, fondatore della polisportiva), che vedrà protagonisti gli Esordienti “A” classe 1997-98 di due società dilettantistiche – quella ospitante e la Vis Giussano, scuola calcio fondata da Stefano Borgonovo – e sette professionistiche, ovvero Bologna, Brescia, Fiorentina, Empoli, Lazio, Prato e Torino. Tutti gli incassi verranno devoluti alla Fondazione Borgonovo, e dunque alla ricerca ed alla lotta per sconfiggere la Sla. Il dibattito al centro Tropos è stato moderato da Enzo Bucchioni ed animato dai giornalisti Massimo Pandolfi e Giancarlo Padovan, e dal medico della Nazionale italiana, prof. Enrico Castellacci. “La Sla imbarazza – ha detto il medico dei campioni del mondo – perché è una malattia che devasta il fisico e lascia lucida la mente. Non esiste vaccino, è complicata la diagnosi e non se ne conosce l’origine. La ricerca però sta facendo dei grandi passi avanti, ed una cosa possiamo escludere: non è una malattia dovuta al calcio, anche se l’incidenza in questo mondo è 20 volte superiore rispetto agli altri contesti. Le cause scatenanti sono genetiche, e l’ambiente interviene solo in un secondo momento. La Sla è devastante perché non investe solo l’aspetto fisico ma anche quello familiare. Il malato ha bisogno di cure a tempo pieno, e sono cure costose”. Pandolfi, che ha seguito da vicino molti casi di ex-calciatori colpiti da quello che era chiamato il morbo di Gehrig (da Lou Gehrig, campione americano di baseball che negli anni ’30 fu la prima vittima accertata di questo male), ricorda che il dott. Mario Melazzini, presidente dell’AISLA – Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amniotrofica – ed affetto da questa subdola patologia l’ha definita “una malattia per ricchi”. Tutti però hanno bisogno di cure, e le cure hanno bisogno di raccolte fondi, e le raccolte fondi hanno bisogno di nomi, di facce, di storie. È qui che scende in campo un gigante come Stefano Borgonovo, per cui spende parole d’affetto l’ex-compagno Alberto Di Chiara. Il calciatore ha deciso di non sentirsi più “prigioniero del suo corpo”, ma di usarlo come testimonianza, come atto di coraggio e di coscienza per tutti quelli che di Sla soffrono nel silenzio. Ed è qui che si esprime al meglio la “funzione sociale del calcio”, come la definisce Padovan, ovvero la sua ineguagliata capacità di fare da cassa di risonanza ed illuminare a giorno un tema scomodo, che ha nell’ignoranza e nell’indifferenza i suoi nemici peggiori. In questa chiave la Sales del presidente Marco Ormi organizza un torneo volto a sensibilizzare il calcio giovanile, ed aiutare ricerca e famiglie in difficoltà, nella maniera che a Borgonovo e a tutti gli altri ex-calciatori piace, cioè sfidandosi sul campo in una partita di pallone. L’invito è aperto a tutti. Alla premiazione saranno presenti quasi certamente Serse Cosmi e la moglie o i figli di Stefano Borgonovo.
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