Marco Vichi veste i panni del fiorentino comune, che per la prima volta prende un libro in mano e scopre il piacere delle pagine stampate, visto “che ‘un si può far nulla”. La poetessa Denata Ndreca dà voce ai suoi versi e invita tutti a leggere in questi giorni perché “il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo”. La scrittrice Sandra von Borries suggerisce di spiegare ai bambini il gesto di responsabilità per cui ci stiamo chiudendo in casa pur di proteggere i più fragili. Tra gli scaffali della Liberia Libraccio di Firenze, a due passi dal Duomo, i clienti sono ormai pochi. In piazza la gran folla di turisti è un miraggio, in negozio gira una manciata di persone.
Tutte le presentazioni previste durante il mese di marzo sono state annullate nel rispetto delle misure per la prevenzione del contagio da coronavirus. Il punto vendita resta aperto, ma questo salotto letterario della città si è trasformato all’improvviso in un deserto di parole. E allora chi lavora ogni giorno dietro ai volumi esposti in vetrina ha avuto un’idea: fare un appello a tutti i personaggi che sarebbero dovuti passare di qui, per un breve “video d’autore” da condividere sulla pagina Facebook del bookstore.
La risposta all’appello del Libraccio di Firenze
Via via sono iniziati ad arrivare i contributi, seguiti dai primi like e da commenti e messaggi di solidarietà. “Vogliamo mantenere un legame con chi ci ha sempre seguito, anche se ora non può venire fisicamente in negozio”, spiegano i lavoratori di questa libreria che nella sua storia ha cambiato insegna più volte, prima Seeber Melbookstore, poi Ibs, ora Libraccio, ma che è sempre rimasta nel cuore dei fiorentini. In cantiere c’è adesso un progetto simile sui social per riallacciare il filo con le partecipanti del social knit, le appassionate di gomitoli e uncinetto che da oltre 10 anni si ritrovano in libreria per sferruzzare insieme.
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Gepostet von Libraccio am Donnerstag, 5. März 2020
Il coronavirus e le vendite di libri
Nonostante molti abbracceranno la lettura in questi giorni di “clausura forzata”, tra gli scaffali non si è registrato un aumento delle vendite. “Non è successo come ai supermercati, svaligiati di farina e zucchero. Per ora il libro non è un bene di prima necessità”, scherzano i librai del Libraccio. Perché nonostante le incognite sul futuro e le paure per il presente, il sorriso resta, con una speranza. Quella di poter ripartire, di poter riportare gli autori dai social virtuali, alla libreria reale.