Arriva l’archivio digitale di MAD, Murate Art District, una piattaforma per “visitare” online le mostre del passato e del presente. In tempi di coronavirus, si sa, il web la fa da padrona, ma in realtà MAD aveva pensato alla realizzazione di questo archivio quando ancora il Covid19 non era una realtà. Mad Archival Platform è uno spazio dove fruire di tutti quei contenuti, progetti, idee e esposizioni, che sono passati negli spazi dell’ex carcere fiorentino negli ultimi anni.
“Questo programma – ha spiegato Valentina Gensini, direttrice artistica di MAD – vuole essere una risposta non effimera alla necessità di una nuova progettazione digitale e di una nuova visione della produzione culturale in tempi di chiusura di musei e centri per l’arte a causa del diffondersi dell’epidemia Covid-19. Ma allo stesso tempo, pensato prima di questa situazione straordinaria, esso rappresenta la volontà di rendere sempre più permeabili le istituzioni che si occupano di arte, ed in particolare di arte contemporanea”.
L’archivio digitale di MAD, cosa contiene e come consultarlo
Materiale audio, video, ma anche testi, immagini, interviste a artisti, curatori, performer. L’archivio digitale MAD Archival Platform – progettato da Mallet Studio con la collaborazione di tutto lo staff di MAD – è una vera e propria finestra sulla progettualità di Murate Art District, all’interno della quale trovare contenuti liberamente fruibili. L’archivio – interrogabile per nome artista, curatore, residenze d’artista, aree disciplinari e categorie progettuali – è un progetto permanente e in continua crescita, interamente open source e dinamico.
“La pandemia ci ha dimostrato con estrema forza quanto la digitalizzazione nel nostro modo di vivere, e quindi anche di creare e di concepire l’arte, sia divenuta un aspetto fondamentale – sostiene l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi -: questo nuovo progetto di MAD risponde proprio a queste nuove esigenze di fruizione della cultura e renderà disponibile a tutti un pezzo importante dell’arte contemporanea che è passata e sta passando in città. Le Murate aprono il loro scrigno e ci offrono uno spaccato di quanto gli artisti, in residenza o meno, hanno prodotto, pensato, realizzato in questi anni prendendo spunto dalle ex prigioni di carcere duro fiorentine: un grande archivio digitale che potrà servire come memoria, come studio e come fonte d’ispirazione per tanti giovani artisti, in attesa di poter vedere le performance e le opere dal vivo”.