Alla scoperta dei tesori della Biblioteca degli Uffizi, straordinariamente aperta a tutti venerdì 30 marzo dalle 14 alle 17.
LA BIBLIOTECA. La Biblioteca degli Uffizi fa parte della Soprintendenza speciale per il Polo Museale Fiorentino, e dunque del Ministero per i beni e le attività culturali. Istituita come entità autonoma da Pietro Leopoldo di Toscana, occupa dal dicembre del 1998 lo spazio che fu dapprincipio Teatro di Baldracca e poi Biblioteca Magliabechiana, accogliendo e aprendo al pubblico dal 1747 la straordinaria raccolta di Antonio Magliabechi. Questo fu il nucleo originario di quella che sarebbe diventata nell’Italia unita la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ospitata in questa sede fino al l935.
IL CUORE STORICO. Cuore storico della Biblioteca degli Uffizi è proprio il grandioso Salone Magliabechiano, che nel corso del tempo ha sentito echeggiare le voci degli accademici fiorentini che qui si riunivano e ha visto pensare, leggere, trascrivere e copiare, per quasi duecento anni, i più illustri studiosi italiani e stranieri, i più rappresentativi cittadini della Repubblica delle lettere. Ricca di circa 80mila documenti, oggi la Biblioteca è innanzitutto una fonte preziosa per la storia e la vita della Galleria degli Uffizi e di tutti i musei statali fiorentini: basti pensare agli inventari manoscritti, da quello del 1589 della Tribuna ai successivi, fino a quello del 1890; ai carteggi e agli appunti dei direttori e dei reali antiquari.
I TESORI CUSTODITI. Notevole è anche la sezione dei carteggi – non si possono non ricordare alcune lettere di Vasari e quelle di pittori macchiaioli, arricchite da disegni (fra gli altri di Cristiano Banti, Giovanni Fattori, Giuseppe Abbati, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani). A pienissimo titolo trova posto la sezione delle fonti a stampa, in cui ricordiamo Cennino Cennini con diverse edizioni del Libro dell’arte o Trattato della pittura (Roma 1821 e Firenze 1859); La storia dell’architettura di Vitruvio del 1535; il genius loci Giorgio Vasari, le cui Vite sono presenti nella prima, rarissima edizione del 1550, nella seconda del 1568 e in molte altre, fino ai nostri giorni. Il gioiello della corona è sicuramente rappresentato dalle Ricordanze autografe che Neri di Bicci “dipintore fiorentino” stese fra il 1453 e il 1475. Ma meritano un cenno anche i dieci taccuini di viaggio del maceratese abate Luigi Lanzi, “antiquario Imperiale e Regio in Firenze” e autore della celebre Storia pittorica dell’Italia.