sabato, 23 Novembre 2024
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”Scrittura d’evasione” a Sollicciano

A novembre via al progetto organizzato da Arci Firenze, aperto ai detenuti e non solo

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Parola d'ordine: cultura. È questa la base del progetto “Scrittura d'evasione” che ripartirà martedì 8 novembre, organizzato da Arci Firenze con la collaborazione di professori ed educatori, coordinato dalla scrittrice fiorentina Monica Sarsini.

gli incontri

Gli incontri, a cadenza settimanale ogni martedì dall'8 novembre fino al 23 maggio, dalle 14 alle 18, si terranno nella sezione maschile di  Sollicciano. L'obiettivo è quello di “di dare una risposta a un bisogno reale delle persone detenute: avere momenti in cui poter riflettere sulla propria condizione, dare forma alle proprie sensazioni confrontandosi con se stessi e con qualcuno disposto all’ascolto”, spiega Valentina Giovanetti, responsabile dell'Arci di Firenze per le politiche sociali.

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per detenuti e non solo

La partecipazione di educatori, intellettuali e professori aumenta il valore del progetto, aperto ai detenuti e non solo. Il progetto è aperto a tutti, non è limitato alla popolazione del carcere. Per iscriversi occorre inviare la scheda di partecipazione, disponibile sul sito dell'Arci, compilarla e inviarla, insieme a un documento di identità, all'indirizzo: [email protected] entro il 10 ottobre.

La partecipazione al progetto prevede costi differenziati per categorie: per i corsisti esterni sarà possibile iscriversi a tutto il corso per un costo (comprensivo di tessera Arci) di 300 euro da pagare in tre rate. Per chi decide di pagare l’intero corso all’iscrizione il costo sarà pari a 250 euro. Studenti universitari: 200 euro all’atto dell’iscrizione. Chi sceglie di frequentare solo 9 incontri: 100 euro all’atto dell’iscrizione.

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il progetto

Il progetto, alla seconda edizione, è volto soprattutto a dimostrare come “la cultura, l’incontro, lo scambio e la collaborazione siano fondamentali per il percorso riabilitativo dei detenuti”, queste le parole di Jacopo Forconi, presidente dell'Arci di Firenze. Il laboratorio inoltre contribuisce a mettere in luce la realtà carceraria all'esterno ed è volto “a far percepire in maniera più reale, concreta, alle persone detenute la prospettiva di una crescita e di un cambiamento”.

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