Nella Parigi d’inizio Novecento, capitale culturale d’Europa, irrompono sette italiani: Giorgio de Chirico, suo fratello Alberto Savinio, Gino Severini, Mario Tozzi, Massimo Campigli, Renato Paresce e Filippo de Pisis. Sono Les Italiens de Paris; e presto rubano la scena ai francesi che li chiamano con disprezzo “metechi”.
Fondano o contribuiscono a fondare generi – la metafisica, il futurismo –, innovano le avanguardie, conoscono e si scontrano con Picasso, Matisse, Braque, Soutine, Utrillo e sua madre Suzanne Valadon. E nei café bevono assenzio con un ebreo livornese, Amedeo Modigliani.
Rachele Ferrario autrice de “Les Italiens. Sette artisti alla conquista di Parigi” (Utet editore) racconta la loro storia insieme al direttore artistico del Museo Novecento Sergio Risaliti venerdì 11 maggio alle 18.
Les Italiens
Les Italiens arrivano a Parigi ognuno per conto proprio; ma nel 1928 si riuniscono intorno a Tozzi per la prima grande mostra collettiva del gruppo suscitando l’ammirazione dei colleghi e le critiche indispettite dei detrattori. Già da qualche tempo, l’“accademia” francese guarda con sospetto tutti questi artisti stranieri che stanno rubando la scena ai francesi.
Les Italiens sono diversi tra loro ma condividono l’identità del classico e la stessa idea di una pittura mediterranea e metafisica. Dopo le avanguardie l’artista deve tornare a essere un maestro ma anche un uomo di pensiero, un intellettuale moderno come ai tempi del Rinascimento. Les Italiens ne sono consapevoli: cambiando tecnica, cambiano stile. Per questo sono innovatori.
Accanto a loro René Paresce, a Parigi dal 1912, svolge un ruolo di tramite con la cultura dell’Ecole de Paris, la grande scuola che a Parigi accomuna i pittori apolidi. Miscuglio di tradizioni e di stili di vita, René è figlio di un socialista avvocato ed editore di riviste di grande famiglia siciliana trapiantato a Firenze, e di madre artista e nobildonna russa, sposerà un’esule militante bolscevica e amica di Trotzky. Paresce è un apolide, ma a Parigi spenderà gran parte della sua esistenza di fisico, giornalista e pittore al fianco de Les Italiens, con cui condivide un’esperienza straordinaria. Le sue opere e quelle di Tozzi, de Pisis, Campigli sono anche nella collezione del Museo Novecento, un tempo appartenute ad Alberto della Ragione, collezionista intelligente e visionario che tra le due guerre ebbe un ruolo centrale nel sostenere e proteggere gli artisti e nel custodire la tradizione della pittura italiana.
L'autrice del libro
Rachele Ferrario insegna Fenomenologia delle arti all’Accademia di Belle Arti di Milano. Collaboratrice del “Corriere della Sera”, cura e organizza mostre dal 1998. Dirige l’archivio René Paresce, di cui ha redatto il catalogo generale e la biografia “Lo scrittore che dipinse l’atomo. Vita di René Paresce da Palermo a Parigi”. Tra i suoi ultimi libri: Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli (2010), Le signore dell’arte. Quattro artiste italiane che hanno cambiato il mondo (2012), Margherita Sarfatti. La regina dell’arte nell’Italia fascista (2015) edizione Oscar Mondadori (2018).