Un albergo silenzioso che non risente della crisi. Un “ricovero” per oggetti di qualsiasi forma e dimensione. L’Hotel delle cose, il grande palazzo giallo che s’affaccia su via Baccio da Montelupo, è un luogo che non assomiglia a nessun altro. Una lunga serie di box (da 2 a 300 metri quadri) che si trasformano all’occorrenza in garage, librerie, archivi e semplici “sgabuzzini”.
Ogni locale col suo volto, il suo odore e le sue storie. Una scelta imprenditoriale che s’è dimostrata vincente anche in altre parti d’Italia, e che il gruppo Carcano, attivo nel settore dei trasporti, sembra voglia replicare nella zona di Firenze sud. “Le richieste non mancano” spiega Filippo Fallai, che insieme a Mirko Degl’Innocenti porta avanti la struttura. “C’è chi trasloca e cerca una sistemazione temporanea per le proprie cose e chi ha bisogno di uno spazio ulteriore per la propria professione”. Poi, continua: “Ci sono i collezionisti e quelli che trasformano i box in un archivio. Senza dimenticare – conclude – che molti ricorrono ai nostri locali per puro sentimentalismo, per non staccarsi dagli oggetti cui sono maggiormente affezionati”.
In alcuni casi, ad ogni modo, il valore emotivo va di pari passo con quello economico. Non mancano auto d’epoca e preziosi oggetti d’antiquariato, tutti protetti da un avanguardistico sistema d’allarme. I prezzi vanno da 50 euro mensili più Iva (per un box di quasi 2 metri quadri) fino a raggiungere cifre consistenti per i locali più grandi. Otto metri quadri, per esempio, arrivano a costare oltre duecento euro al mese. Per i box di oltre cento metri quadri si va fuori listino: “Ma quanto si spende per affittare un magazzino in proprio? – dice Filippo Fallai – La nostra carta vincente è proprio questa. A patto che sia legale i nostri locali sono a disposizione per qualsiasi attività”.
Un luogo singolare, l’Hotel delle cose, una sorta di combinazione tra un deposito e un albergo vero e proprio, dove gli oggetti si trasformano in ricordi perpetrando vite e storie passate. A pochi metri dall’ingresso, dopo una breve rampa di scale, c’è anche un’esposizione di modernariato (periodo 1920-1980) curata da Giovanni Guerri: “Vorremmo allargare l’offerta – racconta ancora Fallai – magari ospitando vere e proprie botteghe artigianali, sulla scia di quanto sperimentato nei nostri centri di Bergamo e Brescia. Il sogno è accompagnare all’attività di trasloco e deposito quella di opificio, innescando un circolo virtuoso che si contrapponga alla meccanicità dell’usa e getta”.