L’inverno ci ha regalato un carico di influenza, la primavera invece si trascina dietro le allergie. Non si scappa, ogni stagione ha i suoi mali. E allora, di nuovo, largo ai fazzoletti. “Anche quest’anno per un fiorentino su dieci non sarà possibile fare a meno di questo sgradito accessorio”. E, se ce lo dice un medico, c’è da crederci. “Negli ultimi anni si è registrato un notevole aumento dei soggetti che soffrono di allergie stagionali più o meno importanti- spiega il dottor Niccolò Berzi– e l’arrivo della primavera costituisce un momento particolarmente critico”.
Il termine “allergia”, prosegue, ha origine greca e significa ‘reazione anomala, diversa’: “Si tratta di una risposta esagerata dell’organismo a sostanze normalmente innocue per il resto delle persone, come polveri, pollini o alimenti– continua il dottor Berzi- Praticamente inneschiamo una battaglia contro un nemico inesistente, il nostro corpo si comporta come Don Chisciotte contro i mulini a vento”. I sintomi classici sono il prurito, l’arrossamento e la lacrimazione degli occhi, la rinorrea sierosa (il naso che gocciola), frequenti starnuti, problemi delle vie respiratorie, senso di mancanza d’aria e tosse, spesso accompagnati da stanchezza e irritabilità. “Questi sintomi si presentano singolarmente o associati, determinando quadri lievi e sopportabili oppure notevoli e invalidanti”. Per questo, chiosa il dottore, è fondamentale individuare l’allergene scatenante (ovvero il nemico inesistente), perché il primo rimedio, il più immediato, è tenersi alla larga dalla causa del proprio male. Poi.
“Ciascuno di noi è o può diventare allergico e non è infrequente la comparsa di sintomi in età già adulta– prosegue il dottor Berzi- Complici nel determinare questo fenomeno sono la familiarità (il 30% dei bambini con genitore allergico svilupperanno sintomi allergici dello stesso tipo), l’igiene che ha ridotto i contatti con i germi e quindi l’allenamento del nostro sistema immunitario, ma anche il fumo di sigaretta, l’inquinamento e i cambiamenti climatici rapidi e improvvisi”. Ma come si rimedia? “Possono aiutare alcune piccole accortezze, per esempio limitare l’attività all’aria aperta nei periodi di maggiore suscettibilità, sapere che nelle giornate secche e ventose la concentrazione dei pollini è maggiore e svolgere una vita sana, cercando di mantenere un ritmo del sonno regolare e un’alimentazione varia, magari con integrazione di vitamine”.
Se tutto questo non ci basta, allora ci sono i medicinali: “Oggi disponiamo di farmaci che aiutano a contenere o eliminare la sintomatologia, da assumere al bisogno quando necessario o in terapie stagionali- prosegue il dottor Berzi- In determinati periodi possiamo limitare i sintomi per esempio con antistaminici o cortisonici oppure “istruire” l’organismo a non rispondere a certe sostanze, con la terapia vaccinale”.E, per il resto ci vuole la solita, santa, pazienza perchè ogni mese ha il suo tormento: marzo e aprile ad esempio sono i mesi dei pollini della betulla, del cipresso, quelli in cui iniziano le graminacee e quelli in cui la parietaria vive ha un picco di fioritura.
Per finire, una curiosità: “Sfatiamo una convinzione errata- conclude il dottor Berzi- la lanugine del pioppo che “imbianca” la nostra città durante la primavera non è costituita da polline e per quanto fastidiosa non produce fenomeni allergici: è solo il capro espiatorio di tutti quei pollini che contemporaneamente vengono trasportati dal vento”.