Sono diverse le novità della legge di bilancio, approvata lo scorso 29 dicembre, molte delle quali riguardano il binomio “lavoro-genitorialità“. In particolare, alcune modifiche sono state fatte alla normativa che disciplina il congedo parentale: tra le modifiche, l’aggiunta di un mese in più con un indennizzo all’80 per cento. Vediamo quali sono le principali novità.
Cos’è il congedo parentale retribuito per madre e padre
Il congedo parentale è un periodo in cui il lavoratore può decidere di astenersi in maniera facoltativa dal lavoro se diventa genitore, ricevendo un indennizzo dall’INPS. Questo vale sia per le madri che per i padri ed è diverso dal congedo di maternità (o di paternità), che è generalmente obbligatorio e fruibile immediatamente prima e dopo il parto.
A differenza del congedo di maternità, il congedo parentale spetta a entrambi i genitori e può essere sfruttato ben oltre i primi mesi di vita del figlio. In sostanza, il congedo parentale può essere utilizzato anche a ore o a giorni, non solo o necessariamente a mesi ed in maniera continuativa. Vediamo quali sono le novità emerse dalla manovra di bilancio 2023 sia rispetto all’ammontare dell’indennizzo, sia rispetto alla durata del nuovo congedo parentale all’80 per cento.
Come funziona il nuovo congedo parentale 2023: indennizzo per un mese all’80 per cento
Facciamo chiarezza sulla principale novità introdotta dalla manovra di bilancio 2023, quella che riguarda l’aumento dell’indennità INPS, per il periodo di congedo parentale, dal 30 all’80 per cento della retribuzione:
- per la durata massima di un mese sul totale massimo dei mesi di congedo parentale (che può essere anche goduto in forma frazionata);
- in alternativa tra i genitori (non può essere richiesto e goduto da entrambi i genitori);
- entro il sesto anno di vita del figlio, o nel caso di adozione o affidamento, entro il sesto anno dall’ingresso in famiglia.
La retribuzione media va calcolata in base alla retribuzione del mese precedente l’inizio del periodo di congedo e l’indennizzo è da calcolare sulla base della retribuzione media globale giornaliera. Il congedo parentale rimane nel complesso garantito fino al dodicesimo anno di età del bambino (con indennizzo al 30 per cento dopo il sesto anno). I genitori hanno diritto a 3 mesi di congedo ciascuno (per un totale quindi di 6 mesi) e di ulteriori 3 mesi da godere invece in alternativa tra loro, salvo specifiche eccezioni dettagliate nella norma. Sempre per quanto riguarda i sostegni alla famiglia, la legge di bilancio 2023, oltre alle novità sul congedo parentale, ha previsto anche un aumento dell’assegno unico per i figli a carico.
A chi spetta il congedo parentale all’80 per cento
Il congedo parentale 2023, anche secondo la nuova legge di bilancio, spetta a tutti i lavoratori e le lavoratrici in costanza di rapporto di lavoro, siano essi genitori naturali, adottivi o affidatari. Dunque:
- dei lavoratori e lavoratrici dipendenti del settore privato;
- dei lavoratori e lavoratrici dipendenti del settore pubblico;
Nel caso di un solo genitore o di un genitore con affidamento esclusivo, la durata massima del congedo per i figli fino a 12 anni di età, passa da 10 a 11 mesi.
Il congedo parentale invece non spetta:
- ai genitori disoccupati o sospesi,
- ai genitori lavoratori domestici;
- ai genitori lavoratori a domicilio;
Per i dettagli specifici, si rimanda comunque alla consultazione del testo integrale che prevede ulteriori casistiche e differenziazioni per altre categorie (es. lavoratori autonomi).
Come richiedere il congedo parentale
Le domande di congedo parentale 2023 devono essere presentate in via telematica, tramite il sito INPS. La richiesta deve essere inoltrata prima dell’inizio del periodo del congedo richiesto. Nel caso in cui venga presentata successivamente, saranno pagati solo i giorni di congedo successivi alla data di presentazione della domanda. Per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti, l’indennità è anticipata dal datore di lavoro, tranne per gli operai agricoli a tempo determinato, i lavoratori stagionali a termine e i lavoratori dello spettacolo a tempo determinato, per i quali è previsto il pagamento diretto dall’INPS, così come per le lavoratrici e i lavoratori iscritti alla Gestione Separata e per le lavoratrici autonome.
Come detto, il lavoratore o la lavoratrice devono avere un rapporto di lavoro in corso, secondo le regole dettagliate nel Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità e le relative norme aggiuntive e aggiornamenti, come la legge di bilancio 2023.