venerdì, 22 Novembre 2024
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Elezioni 2020 regionali, referendum: quando e per cosa si vota nell’election day

2 date alle porte dell'autunno per 3 consultazioni. C'è l'accodo sull'election day, ma non sulle giornate del voto

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C’è l’ok sul decreto elezioni 2020, ma il provvedimento non dice con esattezza quando ci saranno le consultazioni in tutta Italia: con il voto di Camera e Senato è stato approvato l’election day (ossia l’accorpamento in una sola tornata di regionali, comunali e referendum costituzionale, con indicazioni anche per le provinciali) e ha stabilito una finestra temporale di massima per l’apertura delle urne, mentre il governo è intenzionato a blindare la data del 20 settembre. Ci sono però diversi orientamenti, le Regioni e le opposizioni criticano questo calendario.

Ancora il “quando” non è stato deciso, ma intanto si sa per cosa e dove si vota: per le elezioni regionali 2020 (in Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Campania e Puglia più la Valle d’Aosta), per il referendum costituzionale confermativo sul taglio dei parlamentari e per le consultazioni comunali in un migliaio di città in tutta Italia. Data diversa invece per le elezioni suppletive per il Parlamento, mentre il decreto elezioni indica anche entro quando si vota per le provinciali (consultazioni di secondo grado).

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Elezioni regionali 2020 e referendum: quando si vota, doppia data il 20 e 21 settembre?

Da settimane si discute su quando recuperare la chiamata alle urne, dopo che l’appuntamento è stato rinviato dalla primavera alla fine dell’estate per l’emergenza coronavirus. Il decreto elezioni fissa una finestra temporale che va dal 15 settembre al 5 novembre 2020 per le regionali, e fino al 15 dicembre per le comunali: la prima domenica disponibile per aprire le urne è proprio quella indicata dalla maggioranza, ma su cui non c’è l’accordo, l’ultima data utile per l’elecition day delle regionali è invece 1° novembre.

Il governo è intenzionato a fissare l’election day il terzo weekend del mese, domenica 20 e lunedì 21 settembre per concentrare in due date tutte le elezioni previste nel 2020, dalle regionali al referendum, con un eventuale ballottaggio (per i presidenti delle Regioni) domenica 4 ottobre. Il decreto prevede che le urne restino aperte anche lunedì, fino alle ore 15.00, per evitare affollamenti ai seggi.

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La Conferenza delle Regioni aveva invece chiesto con una lettera al premier Conte che la tornata elettorale si svolgesse domenica 6 settembre, per non far accavallare il ritorno alle urne con l’inizio della scuola, ipotesi messa fuori gioco dal decreto votato in Parlamento. Adesso c’è chi avanza l’ipotesi di ospitare le votazioni in palazzetti dello sport e centri convegni pubblici per non bloccare le lezioni.

Cosa cambia con il decreto elezioni 2020

Alla Camera è stata raggiunta l’intesa sul decreto elezioni con alcune modifiche legate all’emergenza coronavirus, confermate dal Senato (con una doppia votazione perché nella prima è mancato il numero legale). In particolare è stato ridotto di un terzo il numero minimo di firme necessarie per presentare le liste alle elezioni comunali e regionali, è stata stabilita l’applicazione della par condicio e anche l’impossibilità di cambiare le leggi elettorali delle Regioni prima del voto.

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Non solo regionali: per cosa e dove si vota nel 2020, l’election day

Che sia il 20 e il 21 settembre o in un altro weekend, l’election day prevede diverse consultazioni, in particolare si vota per:

  • elezioni regionali 2020 in 6 zone del Paese, Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Campania e Puglia, dove si rinnovano Consiglio regionale e presidente della Regione (quelli attualmente in carica sono stati prolungati fino al 31 agosto). A queste si aggiunge la Valle d’Aosta che è una Regione a Statuto speciale
  • elezioni amministrative e circoscrizionali in oltre mille Comuni italiani, tra cui 3 capoluoghi di Regione (Aosta, Trento e Venezia)
  • referendum costituzionale confermativo sul taglio del numero dei parlamentari, rimandato dal 29 marzo

Elezioni suppletive (Sardegna e Veneto) e provinciali

Discorso diverso per le elezioni suppletive 2020 per votare i parlamentari che andranno a sedersi nei seggi rimasti vacanti in Parlamento: queste consultazioni si dovranno svolgere entro il 31 luglio 2020. In particolare le suppletive interessano la Sardegna, per un seggio vacante in Senato, e  probabilmente riguarderanno anche il Veneto per la recente morte di un senatore eletto nel collegio veneto numero 9.

Nel 2020 sono previste inoltre le provinciali, ma in questo caso di tratta si elezioni di secondo grado che non riguardano direttamente gli elettori, con i sindaci e i consiglieri comunali delle varie zone che voteranno i consiglieri e il presidente della Provincia entro 90 giorni dalle elezioni amministrative, dice il decreto approvato in Parlamento.

Il referendum 2020 sul taglio dei parlamentari

Per quanto riguarda il referendum, che l’election day accorperà con le regionali e le elezioni comunali, non serve il quorum, in quanto si tratta di una consultazione confermativa per dare l’ok oppure bocciare la modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione italiana con il taglio dei parlamentari. Se passerà la riforma (quindi se vinceranno i sì), indipendentemente dalla percentuale di affluenza alle urne, il numero dei deputati scenderà da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200, per un totale di 600 parlamentari.

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