giovedì, 25 Aprile 2024
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Il silenzio delle donne maltrattate

In poche denunciano le angherie subite: solo ventiquattro su cento. A frenare le vittime sono soprattutto paura e mancanza di risorse, oltre che di un luogo sicuro dove rifugiarsi. Ora, però, si assiste a un aumento delle richieste.

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Solo il 24 per cento delle donne vittime di violenza denuncia quanto subito. Nel 52% dei casi è il partner o l’ex partner a maltrattarle.

I DATI. Sono questi i dati dell’associazione fiorentina Artemisia, che da anni lotta contro la violenza di genere e la cui sede, di recente, ha subito un preoccupante tentativo di effrazione e incendio. Paura, mancanza di risorse economiche e di un luogo sicuro dove rifugiarsi, magari con i figli: per queste e mille altre ragioni tante donne scelgono il silenzio. In epoca di tagli, poi, per enti locali e associazioni proteggere chi denuncia è sempre più difficile. A Firenze esistono due case rifugio, ossia strutture con indirizzo segreto verso le quali, dopo una valutazione del rischio, vengono indirizzate le donne in situazione di grave pericolo.Uno degli edifici ha nove posti letto ed è convenzionato con il Comune, l’altro è a carico di Artemisia.

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PROTEZIONE. Chi opera nel settore sa che per aiutare una donna non basta spingerla a denunciare, ma bisogna anche assicurarle protezione e, spesso, una lunga assistenza per superare il trauma subito. Teresa Bruno, psicologa e psicoterapeuta, responsabile del settore violenza donne di Artemisia, spiega: “C’è un aumento di richieste, anche a causa del grande dibattito che si sta creando sul fenomeno”. I dati che fornisce l’associazione parlano chiaro: nel 2012 Artemisia ha ricevuto 938 chiamate, di cui 722 nuove e 216 legate a percorsi già in atto. “A fronte di questo incremento – continua Bruno – non vengono stanziate risorse in più, né umane, né economiche”.

SOSTEGNO. E qua entra in gioco anche la politica nazionale: “Ogni volta che cambia governo si riparte daccapo. Le linee guida ci sono già, non c’è bisogno di tracciarne di nuove. Il punto è mettere in pratica gli strumenti che ci sono”. Si riesce ancora a far fronte all’emergenza, ma si taglia sul resto: “Chi ha subito violenza – spiega Bruno – spesso ha bisogno di un sostegno psicologico o di altro tipo. Questi percorsi sono i primi a essere tagliati, anche perché le operatrici che abbiamo non possono occuparsi di più di un certo numero di casi”. Quanto alle case rifugio, secondo Bruno, “il problema non è solo di risorse”. Qualche rigidità, infatti, complica le cose: “Riusciamo con difficoltà a spostare le donne da una provincia all’altra, perché ogni ente vuol finanziare il servizio per le sue cittadine. A volte bisognerebbe derogare”.

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PROGETTI. La vicesindaco del comune di Firenze, Stefania Saccardi, assicura che il numero di posti letto nelle case rifugio “è sempre stato sufficiente per la casistica del Comune”. Inoltre, da due anni “è stato istituito un percorso di ospitalità in emergenza 24 ore al giorno, gestito dal Centro Sicuro, in collaborazione proprio con Artemisia”. Sempre per far fronte a diverse situazioni di violenza, aggiunge Saccardi, “con Artemisia e altri partner ci sono due progetti in corso, chiamati ‘Alisei’ e ‘Agave’, vinti attraverso la partecipazione a bandi ministeriali”. Ogni anno, conclude il vicesindaco, “viene rinnovata una convenzione con l’associazione per tutti gli interventi sulle donne e i minori vittime di maltrattamento e abusi”.

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