Non ci saranno lezioni più brevi, da 45 minuti, né studenti in classe a turni per evitare il sovraffollamento tra i banchi, almeno non a settimane alterne, sì invece alle interrogazioni anche online: queste le regole per il rientro a scuola al tempo del Covid delineate dalla bozza delle linee guida valide per la ripresa della didattica a settembre, in aula e a distanza.
Didattica integrata: è la strada tracciata dal Ministero per l’istruzione per far sì che gli studenti possano ritornare in sicurezza sui banchi di scuola al primo trillo della campanella, almeno a leggere la bozza delle linee guida anticipate oggi da La Repubblica.
La scuola da settembre: linee guida per il ritorno tra i banchi
La didattica integrata consiste in una parte di didattica in classe e una parte di Dad, acronimo di didattica a distanza. E mentre si attende di sapere in che misura saranno rafforzati gli organici delle scuole, il ministero ricorda che, per l’anno scolastico in partenza, è stato stanziato un miliardo di euro in più da destinare al personale: insegnanti e amministrativi.
Scuola: didattica e interrogazioni si fanno a distanza
Ma come si svolgerà questa didattica integrata e perché non si potrà rientrare tutti in classe contemporaneamente?
Il perché è presto detto: la mancanza di spazio. Per far sì che le postazioni siano adeguatamente distanziate e siano rispettate tutte le regole di sicurezza anti-Covid, in molte scuole (negli istituti dove è possibile sono cominciati i lavori di ampliamento delle classi, senza toccare palestre e mense) si potrebbe dover ricorrere ad una suddivisione delle classi. In parole povere, a seconda dell’attrezzatura tecnologica a disposizione di ciascun istituto, si dovrebbero poter suddividere le classi in due blocchi, uno che si trova fisicamente al banco e un altro che invece seguirà in diretta la lezione da casa. Il docente, inutile dirlo, sarà sempre in aula e da lì dovrebbe tenere lezioni, interrogazioni e verifiche.
Studenti a scuola per gruppi e a turni, il Ministero: “No a settimane alterne”
Una prima ipotesi parlava di veri e propri turni a settimane alterne per gli studenti della stessa classe: 5 o 6 giorni a scuola per un gruppo e a casa per l’altro, per poi invertire i gruppi la settimana successiva.
Ipotesi però smentita in mattinata dallo stesso Ministero dell’istruzione, che in una nota conferma che “la didattica digitale potrà essere integrata, come ampiamente spiegato in queste settimane, con quella in presenza”.
Ma la possibilità di avere due gruppi che trascorrono alternativamente 5 o 6 giorni a casa viene definita un ragionamento “infondato” e “un esempio estremizzato, derivante da una lettura distorta del documento, che non trova fondamento nelle Linee stesse e che le famiglie potrebbero facilmente scambiare, impropriamente, per una indicazione data dal Ministero”.
Scuola, le nuove linee guida: niente lezioni da 45 minuti
Con la didattica a distanza però – che implica uno sforzo di concentrazione maggiore – si temeva di dover ridurre la durata delle lezioni (sia di quelle a distanza che di quelle in classe) a 45 minuti. Altra ipotesi subito smentita dal Ministero.
Quanto riportato sulla stampa di oggi è frutto della lettura di “bozze che risultavano superate già nella giornata di ieri”. “Non è previsto infatti”, scrive il Ministero, “che le lezioni siano di 45 minuti”.
Cosa succede alla scuola in caso di lockdown
E se ci fosse un nuovo lockdown? In questo caso, come è successo questa primavera, la didattica a distanza tornerebbe a farla da padrona, ma questa volta le scuole non dovrebbero farsi cogliere impreparate. Nel caso di una nuova chiusura totale, dovranno infatti essere garantite 20 ore settimanali di video-lezioni agli studenti delle superiori, 15 a quelli delle scuole primarie, 10 per le prime classi delle elementari. Il ministero dà un’indicazione anche per le scuole dell’infanzia, che dovrebbero comunque mantenere il contatto tra i bambini tramite videochiamate periodiche.