Dopo giorni di dubbi il presidente della Regione Eugenio Giani ha scelto di dichiarare lo stato di emergenza per la siccità in Toscana. “Non si poteva attendere oltre, troppa la preoccupazione causata dalla siccità e dalle alte temperature, con effetti sempre più pesanti sulle riserve idropotabili e sulle attività agricole e di acquacoltura”, ha dichiarato. Per l’8 luglio 2022 è convocata una cabina di regia per definire il quadro delle criticità e avviare il confronto sugli interventi necessari.
Cosa significa lo stato di emergenza sulla siccità 2022 in Toscana
Grazie a questa misura si potrà accelerare l’iter per quei progetti in grado di garantire una soluzione, almeno parziale, al problema. Questo significa che lo stato di emergenza per la siccità garantirà progetti per innaffiare dove c’è necessità e progetti in grado di dare ossigenazione alla Laguna di Orbetello, duramente colpita da questa caos. In generale il governo ha messo sul tavolo 1,38 miliardi di euro di risorse per ridurre le perdite di acqua nelle reti di distribuzione.
La situazione in Toscana
L’Autorità idrica Toscana ha cercato di fare il punto sulla situazione relativa all’emergenza siccità in Toscana. Secondo il direttore generale dell’Ait Alessandro Mazzei le aree servite da acqua di falda sono in una situazione critica e si attestano ora su un livello che normalmente si raggiunge a fine agosto. Peccato che siamo ad inizio luglio. Se da un lato aree come Firenze, Arezzo e la Valdichiana non corrono grandi rischi (per Firenze c’è Bilancino a garantire risorsa idrica), dall’altro la parte del grossetano è già più in difficoltà, così come l’empolese (che non beneficia di Bilancino). Mazzei ha detto che come caldo ci avviciniamo alla stagione record del 2003, come siccità al 2012. Il mix è, come detto da lui, “la tempesta perfetta”.
Non solo Toscana: come le altre regioni affrontano l’emergenza
Non c’è solo la Toscana ad aver dichiarato lo stato di emergenza per la siccità. Cinque regioni avevano anticipato Giani anche perché la situazione lì era apparsa subito grave. Si tratta di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto. Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36.500.000 euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali, così ripartiti: 10.900.000 euro all’Emilia-Romagna; 4.200.000 euro al Friuli Venezia Giulia; 9.000.000 euro alla Lombardia; 7.600.000 euro al Piemonte; 4.800.000 euro al Veneto.