Non lavorano né studiano, vivono a carico della famiglia e pochi di loro sono laureati: ecco la ”generazione Neet”.
ALTA PERCENTUALE. Vengono definiti con una sigla: sono la cosiddetta generazione “Neet” (acronimo inglese di “Not in education, employment or training”) ovvero i giovani compresi tra i quindici e i trentaquattro anni che non studiano né lavorano. Nel 2011 in Toscana i giovani appartenenti a questa categoria sono stati ben il 17%. Questo è quanto emerso dalla ricerca dell’Irpet che è stata presentata oggi alla commissione sviluppo economico del consiglio regionale.
CHI SONO. Tra i Neet, fino a 24 anni non esiste una differenziazione di genere. Con il crescere dell’età, invece, le ragazze aumentano sensibilmente rispetto ai maschi. Sulla base del livello di istruzione, il fenomeno riguarda per il 43% chi possiede bassi livelli di istruzione, per il 42% chi possiede un diploma e per il 15% chi possiede una laurea.
LE INTERVISTE. Per capire chi siano i giovani riferibili a questa generazione, l’Irpet ha svolto quaranta interviste (dodici laureati, ventisei diplomati e due con licenza media inferiore). Tra tutti gli intervistati, i tredici che hanno dichiarato di aver rinunciato alla ricerca di un lavoro vivono nella casa di proprietà dei genitori e in piccoli centri della Toscana, hanno tra i venticinque e trentuno anni, sono in maggioranza diplomati e hanno perso il lavoro nel 2008. I ventidue che sono disoccupati e stanno cercando un lavoro, invece, vivono anch’essi con i genitori ma a Firenze e Prato o in altri capoluoghi, otto sono laureati e gli altri diplomati con classe di età differenziate, e hanno svolto l’ultimo lavoro tra il 2008 e il 2011 con contratti, quasi sempre, di precariato. I territori di appartenenza e il livello di istruzione, dicono i ricercatori, hanno dunque un peso rilevante sulle aspettative.
I COMMENTI. Ivan Ferrucci (Pd) ha sottolineato come alle aspettative dei giovani non corrisponda una risposta del mercato del lavoro. Marco Spinelli (Pd) si è interrogato su quali cambi di linee politiche e istituzionali vadano introdotti sulla base della ricerca, che “evidenzia un problema forte riguardo a una mutazione genetica del mercato del lavoro ma anche una serie di gravi problemi rispetto al settore dell’istruzione e della formazione”. I ricercatori dell’Irpet hanno confermato che il nodo che emerge con maggior forza è proprio quello della qualità del sistema della formazione, della scuola e anche dei percorsi universitari. Rispetto a questo, hanno sottolineato che, per quanto sia vero che ci siano richieste di figure professionali particolari, non esistono luoghi di formazione per rispondere a questa domanda.