Dalle strade alle case. Se la prostituzione si sposta, o meglio ritorna, tra le quattro mura di un appartamento, i condòmini insorgono. Non si tratta solo di decoro o della svalutazione commerciale dell’immobile.
Condividere il pianerottolo con una lucciola comporta una serie di inconvenienti di non poco conto. Innanzitutto il ritrovarsi faccia a faccia con individui sempre diversi che vanno e vengono o addirittura trovare la fila davanti al portone di casa. Oppure fare i conti con schiamazzi e, di tanto in tanto, scampanellate notturne di qualche avventore che preme il bottone sbagliato.
Ma quel che spaventa di più è la preoccupazione che il mestiere più antico del mondo si accompagni allo spaccio di droga e altri reati connessi. Da qui anche il timore a rientrare a casa propria troppo tardi la sera, per evitare di trovarsi in situazioni spiacevoli o pericolose. Si tratta di una piaga nient’affatto confinata in strade periferiche o degradate, anzi.
Spesso e volentieri le “case d’ appuntamenti” sorgono in palazzi eleganti e vie insospettabili, come conferma il dott. Simone Porzio, Segretario provinciale e Coordinatore regionale del Sunia (il Sindacato degli inquilini) : “Il problema colpisce maggiormente le periferie Nord e Sud, ma è diffuso in maniera capillare in tutta la città – spiega – Il centro o altre zone di pregio non ne sono immuni. Un’area ‘storica’ è quella attorno al Teatro Comunale, ad esempio”.
Se le pene si fanno più severe sia per i clienti che per le lucciole che esercitano in strada, le squillo di via di Novoli e viale Guidoni pare abbiano trovato un compromesso. Scendono -più vestite- in strada e dopo la contrattazione tornano in casa.
Ma la nuova frontiera del mercato immobiliare della prostituzione sono i fondi commerciali dismessi. “Costano meno di un appartamento e hanno l’ingresso indipendente, direttamente sulla strada, così che si evitano il più possibile i conflitti con gli altri inquilini del palazzo” aggiunge Porzio.
Nonostante questo i rapporti con il vicinato non rimangono dei migliori e sono in molti a rivolgersi al Sunia per avere consigli o talvolta supporto legale. Rimane comunque un’impresa difficile per i condomini quella di tutelarsi in queste situazioni, come afferma Alberto Bruni, presidente dell’Anaci (l’associazione nazionale degli amministratori di condominio) di Firenze: “I condomini non hanno nessun potere di regolamentare ciò che avviene nella proprietà privata, a meno che non si sconfini nell’ambito civile o penale, ma in tal caso è necessario provare il reato. L’unico modo è tutelarsi preventivamente attraverso un regolamento di condominio che proibisca l’esercizio della prostituzione e che abbia valenza contrattuale. Ciò implica che il regolamento deve essere approvato all’unanimità dagli inquilini”.