sabato, 23 Novembre 2024
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I Marta, le spine e il lampredotto

La band siculo-sardo-milanese, reduce dall’esperienza di Sanremo, sbarca all’auditorium Flog per presentare il suo ultimo lavoro. Il frontman del quintetto racconta a Il Reporter il suo rapporto con la città del giglio, dalle ore trascorse a suonare nei club all’amore per ribollita e bistecca.

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No, non stiamo parlando di una ragazza, ma del quintetto siculo-sardo-milanese che ha incuriosito e sorpreso tutti all’ultima edizione del Festival di Sanremo. I Marta Sui Tubi sono pronti a infuocare il palco dell’auditorium Flog il 6 aprile, occasione in cui presenteranno al pubblico fiorentino il loro ultimo album “Cinque, la luna e le spine”, in una serata che si preannuncia ricca di emozioni. Nell’attesa abbiamo fatto due chiacchiere con il cantante del gruppo, Giovanni Gulino.

Come è stata la vostra esperienza a Sanremo?

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Molto bella, divertente e formativa. È stata veramente una situazione fuori dal normale per noi, che non siamo abituati a questi palcoscenici. E probabilmente siamo stati quelli che hanno fatto più casino sia sul palco che fuori.

Siete arrivati al Festival da perfetti sconosciuti ai più, ma in realtà siete una band che ormai gira l’Italia in lungo e in largo da circa dieci anni, ha cinque album e un dvd all’attivo e può vantare importanti collaborazioni, come ad esempio l’ultima, con Lucio Dalla, poco prima della sua scomparsa.

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Noi siamo conosciuti nell’ ambiente underground, nel circuito dei locali indipendenti, e in questi ambienti magari siamo anche più famosi di Mengoni. Però quando usciamo da quel circuito lì, non andando spesso in tv e non venendo passati spesso in radio, siamo degli emeriti sconosciuti.

Ci sono elementi che manifestano una maturazione del gruppo nel nuovo lavoro “Cinque, la luna e le spine”?

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È un album un po’ diverso dai precedenti, però c’ è un filo conduttore forte con gli altri. Nel disco ci sono anche pezzi fuori di testa come “Tre” (brano a metà tra blues e hard rock che tratta di menage a trois, ndr), quindi forse non possiamo dire di essere proprio maturati (ride). Però ci sono anche pezzi più profondi, è un disco che rispecchia esattamente quello che siamo adesso.

Cosa si deve aspettare da un vostro concerto chi non vi ha ancora visti del vivo?

Di tutto e di più. Un gruppo che si chiama Marta Sui Tubi non può fare cose scontate e normali. Il nostro concerto è un viaggio, e i primi a viaggiare siamo noi sul palco.

Che rapporto avete con Firenze?

Ci abbiamo suonato molte volte ormai, ma una città la conosci meglio quando non ci devi suonare, perché hai più tempo per visitarla. Qualche anno fa ci sono stato per un paio di settimane e l’ ho trovata una città splendida. Però ho notato che ci sono pochi fiorentini!

E riguardo alle specialità gastronomiche fiorentine, cosa pensano i Marta Sui Tubi del lampredotto?

Con il lampredotto abbiamo avuto una brutta esperienza qualche anno fa. Eravamo incuriositi, ma al baracchino cominciarono a guardarci schifati quando chiedemmo del ketchup e della maionese. Il proprietario deve aver pensato “sto dando perle ai porci”. Diciamo che apprezziamo molto di più la ribollita e la fiorentina: il lampredotto è davvero off-limits per noi.

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