Nel 2011 ha senso andare a vedere, e soprattutto, spendere soldi per un film basato su un martello boomerang, un corpo steroidato e un regno astrale? Se siete fanatici, o solo curiosi, delle trasposizioni dei fumetti della Marvel sul grande schermo, allora la risposta è si!
Quello che dalla scorsa settimana è arrivato nelle sale italiane, non è il dio Thor puro e semplice che le vicende vichinghe ci hanno tramandato. Il film inizia con Thor(Chris Hemsworth) e Loki(Tom Hiddleston) figli del dio Odino(Anthony Hopkins), padre degli dei e sovrano di Asgard, che fin da piccoli sono educati al pensiero che prima o poi dovranno prendere il posto del valoroso padre. Da subito, se Thor è arrogante e non vede l’ora di buttarsi nella battaglia, Loki appare come più moderato e più incline alla mediazione.
Passati gli anni arriviamo al giorno dell’incoronazione del dio del tuono che però è interrotta da un attacco dei nemici di sempre. Odino preferirebbe indagare sull’accaduto, mentre il sanguigno figlio, contravvenendo all’ordine paterno, parte per una spedizione punitiva a capo di pochi. Il risultato è la dichiarazione di guerra che l’ormai anziano re voleva evitare e, preso dall’ira, invece di educare la propria indisciplinata prole preferisce castigare l’impetuoso dio spedendolo, senza i suoi poteri divini, nelle desolate lande del New Messico. Anche nelle vesti di misero umano, ma con un fisico da culturista, Thor riuscirà a sconfiggere i cattivi?
Dopo il secondo Iron Man (grosso giocattolo fine a sé stesso) avevo un po’ perso la fiducia per le trasposizioni dei fumetti sul grande schermo. Thor ha invece dalla sua molti aspetti positivi. Primo fra tutti la direzione della regia che è nelle shakespeariane mani di Kenneth Branagh. In molti non lo ritenevano adatto come scelta, perché poco esperto in scene d’azione, ma invece risulta più che mestierante in tal senso( galvanizzante la scena sul pianeta di ghiaccio con il martello roteante, spudoratamente un omaggio ai film western lo scontro sulla Terra). Il regista di Belfast indaga nelle dinamiche familiari che, anche se divine, sono per molti aspetti umane. Ed ecco quindi il rapporto tra Thor e il padre e il fratello Loki: un legame a tre che avvince, specialmente nella figura del villain Loki. Un cattivo ben pensato e ambiguo, diviso dall’amore verso il padre e l’invidia per il fratello, per quel Thor che è bello, fulgido, biondo, spavaldo con una tutina più intrigante, mentre lui è da sempre considerato come una seconda scelta. Cosa c’è di più shakespeariano?
Detto questo la tragedia familiare non incide pesantemente sulla storia che si mantiene leggera, come è giusto che sia in questo caso e trova, nella parte del film ambientata sulla Terra, la parte dedicata all’umorismo e all’infatuazione. La bella dell’eroe ha qui le sembianze del premio Oscar Natalie Portman che riesce, nel giro di venti minuti, a far diventare l’egocentrico dio nordico un perfetto donnino di casa: potenza dell’amore!
In questa bipartizione Terra/Asgard sta la forza dell’intero film. Asgard è architettonicamente e visivamente spettacolare, tutta nei toni dell’oro e del metallo( sconsiglio di vedere il film in 3D: merita molto di più “alla vecchia maniera”). Dall’altra parte la Terra, il New Mexico, con deserti e cieli infiniti a cui i personaggi terrestri per gran parte del film indirizzano lo sguardo.
Gli attori infine sono scelte per lo più azzeccate. Chris Hemsworth è nella parte ed è oggettivamente un piacere per gli occhi (mi dicono che in lingua originale abbia anche una voce particolarmente profonda e più accattivante che nel doppiaggio italiano), Anthony Hopkins si diverte dando peso e carisma al suo personaggio. Tom Hiddleston ha il giusto sguardo e rende il suo personaggio il più interessante del film( non vi perdete le scene dopo i titoli di coda), Natalie Portman ha troppo poco spazio nel corso della vicenda per andare oltre il personaggio della dolce fanciulla affascinata dal bell’eroe, ma si rifarà.
Se proprio dobbiamo fare un appunto è sulle irreali capacità terrestri di riuscire a infondere nell’animo di un extra terrestre sentimenti come l’umiltà, il perdono, la saggezza. Ma questa è una piccola ingenuità e Branagh confeziona un bel film ad uso e consumo di molti, ottimo apripista per i Vendicatori.