Sarà “Tristano e Isotta” il Bruscello poliziano che andrà in scena a Montepulciano, dall’11 al 15 agosto nel suggestivo contesto di Piazza Grande davanti alla Cattedrale.
Si tratta della 74 esima edizione di questo spettacolo diventato uno degli appuntamenti più importanti del teatro popolare italiano organizzato dal 1939 dalla Compagnia Popolare del Bruscello di Montepulciano, interpretato e cantato con arie popolari da attori non professionisti ( studenti, impiegati, liberi professionisti, pensionati e artigiani), e 100 comparse dai 6 ai 70 anni e una orchestra di 20 elementi.
Tristano e Isotta” è il secondo appuntamento della trilogia dedicata al mito dell’amore e che ha visto andare in scena nel 2012 “Orfeo e Euridice” mentre nel 2014 toccherà a “Romeo e Giulietta”. Le musiche sono del maestro Alessio Tiezzi, la direzione artistica affidata a Franco Romani, regia e scene sempre di Romani in collaborazione con Stefano Bernardini mentre i testi sono di due giovani ma già affermate bruscellanti (così si chiamano i componenti della compagnia): Chiara Protasi, protagonista di molti degli ultimi bruscelli, e Irene Tofanini, già autrice e cantante degli spettacoli ispirati alla trilogia su Dante Alighieri, Ugolino, Pia De Tolomei e Francesco d’Assisi con le musiche del maestro Luciano Garosi.
Il racconto delle vicende dei due personaggi, Tristano e Isotta è uno dei più famosi e struggenti miti della tradizione occidentale; la sua origine è celtica ma le prime redazioni sono state realizzate da poeti normanni. La forma scritta della storia dei due amanti risale al 1200, con un romanzo incompiuto di Goffredo di Strasburgo, nel quale è presente una sottile caratterizzazione dei personaggi.
In Italia, attraverso il romanzo del Tristano in prosa, la leggenda conosce nei secoli numerose rielaborazioni. Tristano e Isotta sono stati nei secoli, per molti artisti, soggetti per quadri e coreografie e anche per il cinema è stato fonte di molte produzioni a partire dagli esordi. ll vero punto di svolta nella trasmissione visuale, oltre che in generale in tutta la ricezione posteriore della leggenda, è l’opera lirica che ne trasse Richard Wagner nel 1859: Wagner interpreta a modo suo il mito rielaborando spunti anche dal Romanticismo, ed eliminando dalla vicenda ogni elemento non strettamente indispensabile.