venerdì, 27 Dicembre 2024
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Taglio del cuneo fiscale 2023: simulazione dell’aumento di stipendio

Le ultime modifiche alla legge di bilancio alzano, per alcune face di reddito, il taglio del cuneo fiscale al 3%: cosa cambierà in busta paga dal 1° gennaio 2023. Le prime stime

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Scattano novità per il taglio al cuneo fiscale previsto dalla manovra 2023, che arriva fino al 3% portando di fatto a un aumento dello stipendio netto per milioni di dipendenti a partire dalla busta paga di gennaio. Non somme da capogiro, ma un primo inizio per vedere ridurre la differenza tra il lordo e la cifra che – “mangiata” dalle tasse e dai contributi previdenziali – arriva alla fine nelle tasche dei lavoratori. Le ultime modifiche alla legge di bilancio hanno ampliato la platea di persone a cui spetta questa misura. E già circola una prima simulazione degli effetti del taglio del cuneo fiscale che porterà nelle buste paga 2023 qualche decina di euro netti in più al mese: vediamo come funziona e cosa significa nel concreto.

Cosa significa il taglio del cuneo fiscale: non vengono toccate le aliquote Irpef e le tasse

Prima di tutto bisogna chiarire che il taglio del cuneo fiscale previsto dalla manovra economica non prevede una riduzione delle tasse e delle aliquote Irpef per il 2023, ma funziona con un intervento sui contributi previdenziali per ottenere un aumento dello stipendio netto: per questo si parla di “taglio del cuneo fiscale contributivo“, che non riguarda direttamente l’imposta. In soldoni si tratta di uno “sconto” sui contributi pensionistici, che per una certa quota (il 2 o il 3%) non vengono versati dal lavoratore, ma è lo Stato a coprire il costo. Il governo Meloni continua quindi sulla strada già indicata dal precedente esecutivo, che aveva previsto per la fine del 2022 una riduzione del cuneo fiscale del 2%.

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Va tenuto presente che questa misura riguarda soltanto i lavoratori dipendenti (pubblici e privati) con determinati requisiti di reddito, mentre per gli autonomi con partita IVA è prevista una prima introduzione della “flat tax” (tassa o imposta piatta). Per i professionisti viene introdotta sotto forma di regime forfettario esteso, con una flat tax al 15% per i lavoratori autonomi fino a 85.000 euro.

Come funziona la riduzione del cuneo fiscale al 3% e a chi spetta: la “tabella”

Inizialmente era stata annunciata la conferma anche per il 2023 del taglio del cuneo fiscale al 2%, ma le ultime modifiche previste durante il passaggio della legge di bilancio in Parlamento, hanno fatto alzare la riduzione al 3% per particolari fasce di reddito. Ecco quanto previsto dalla manovra:

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  • lavoratori dipendenti con reddito fino a 25.000 euro – taglio del cuneo fiscale 2023 pari al 3%
  • lavoratori dipendenti con reddito da 25.000 a 35.000 – taglio del cuneo fiscale 2023 pari al 2%

Rispetto alla proposta iniziale del governo quindi cresce il taglio del cuneo fiscale, che passa dal 2 al 3%, e viene ampliata anche la platea che gode di questo aumento di stipendio netto (da 20.000 a 25.000 euro). Inoltre viene confermato il taglio del 2% a chi ha un reddito tra 25.000 e 35.000 euro.

Taglio cuneo fiscale 2023, quanto è l’aumento dello stipendio: la simulazione

In base a queste novità ci sono simulazioni, di come il taglio del cuneo fiscale inciderà sull’aumento degli stipendi netti durante il 2023. Da categoria a categoria la situazione cambierà, ci sono infatti una serie di variabili previste dai diversi contratti nazionali di lavoro, tra cui anche l’eventuale quattordicesima. Vediamo una stima media provvisoria:

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  • Reddito fino a 12.500 euro l’anno, taglio del cuneo fiscale per circa 310 euro l’anno (circa 24 euro in più al mese, su 13 mensilità);
  • 20.000 euro lordi annui, circa 430 euro (circa +33 euro al mese su 13 mensilità);
  • 22.50 euro lordi annui, circa 480 euro (circa +37 euro al mese su 13 mensilità);
  • 25.000 euro lordi annui, circa 530 euro (circa +41 euro al mese su 13 mensilità);
  • 30.000 euro lordi annui, circa 430 euro (circa +33 euro al mese su 13 mensilità).

Secondo il testo della legge di bilancio, quindi – in valori assoluti – il maggior aumento si avrà per i lavoratori che guadagnano 25.000 euro l’anno, mentre quello minore gli stipendi di 12.500 euro l’anno.

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