venerdì, 22 Novembre 2024
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Il giglio di Firenze: significato e storia

In principio era bianco, poi si trasformò in rosso. Sono tante le ipotesi sulle origini e sul significato del giglio fiorentino

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Gli stemmi o “arme” comparvero nel Medioevo e assolsero alla funzione di identificare chiaramente chi li portava. In tal senso, il giglio di Firenze possiede un significato chiaro: è il fiore di Fiorenza, non è propriamente un simbolo perché i simboli rimandano ai concetti astratti, affonda radici profonde nella terra, fino allo strato del mito. Infatti, la storia del giglio di Firenze è simbolo più che altro dell’amore dei fiorentini per l’arme della loro città, nell’impegno secolare, a studiare, tramandare, ricercare e spesso immaginare l’origine del fiore.

La storia del giglio bianco che divenne rosso

Le prime testimonianze attendibili sulla storia del giglio di Firenze seguono il 1250, quando la sconfitta di Figline Valdarno provocò la cacciata dell’aristocrazia ghibellina e l’avvento del Primo Popolo. Un esperimento politico nuovo, dominato dai ceti emergenti, mercantili e artigiani. Nonostante una certa distanza dagli eventi, le testimonianze, tra gli altri, di Giovanni Villani e Dante Alighieri sono attendibili. Nel 1251, il nuovo regime scelse di invertire i colori dell’insegna, ottenendo un giglio rosso in campo bianco. In modo da distinguersi dai ghibellini, in esilio con il vecchio fiore candido. In termini poetici, il giglio bianco fu “per division fatto vermiglio” (Paradiso canto XVI). In quel momento, il rosso giglio di Firenze assumeva un chiaro significato politico.

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Allora per altro, Firenze partecipava da protagonista alla strabiliante ascesa economica dell’Italia comunale. Così, la prima testimonianza materiale del giglio è davvero preziosa. Infatti, nel 1252, la zecca coniò una moneta ad alto valore, adatta ai traffici internazionali, il fiorino d’oro: con il giglio di Firenze sul lato dritto e il patrono san Giovanni su quello di rovescio. I fiorini segnarono il ritorno del corso monetario aureo nell’Europa medievale e si affermarono quale prima valuta internazionale. Tuttavia, inversione cromatica e moneta d’oro non segnano l’origine, attestando al contrario un’araldica già consolidata. Occorre indagare ancora.

Il giglio di Firenze, significato, storia e leggenda

A partire dalla seconda metà del XII secolo, persone singole in ambito militare (prima), gruppi familiari (poi), quindi intere città (soprattutto da fine secolo) iniziarono a fregiarsi di uno stemma o arme che li identificasse, riportando sullo scudo animali, figure geometriche, forme e colori. Una tendenza sociale collettiva, lontana da miti del fondatore. Comunque, l’araldica è oggi la disciplina che studia tale linguaggio, riconoscendo nel giglio uno dei motivi più diffusi in tutta Europa.

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In questo modo, le tradizioni raccolte dai cronisti medievali e collocate al tempo della Firenze romana e altomedievale, come l’ispirazione del giglio al mitico Floriunus, l’antico sbocciare nei pressi del Campidoglio fiorentino (il tempio dedicato alla triade capitolina Giove, Giunone, Minerva) o quale dono dell’imperatore Carlo Magno sono inattendibili. Il significato del giglio di Firenze, qui è fantasioso. Gli stemmi erano secoli di là da venire. Mentre la storia di gigli e valorosi fiorentini alle crociate nobilita, più di quanto possa convincere. Meglio constatare come il giglio seguì la metà del XII secolo e sbocciò definitivamente prima che passassero cento anni, quando divenne rosso. Assumendo le caratteristiche grafiche definitive, nel corso del secolo ancora successivo.

Stemmi Firenze Palazzo Vecchio

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Esiste un significato letterale del giglio di Firenze?

Senza dubbio, l’araldica classifica il giglio di Firenze tra le arme “parlanti”: è il fiore di Fiorenza. Un po’ come le pere della famiglia Peruzzi, la scala del gonfalone della Scala, per fermarci alle nostre mura, o il giglio (lys) della città francese di Lille. Quindi il giglio è davvero comune sulle “prime arme”. Nel Duecento è ovvio che il fiore araldico debba essere un giglio. La diffusione della rosa è successiva. Quanto ai colori, stante il rosso dell’autorità e del Comune di Firenze, le tradizioni araldiche lasciavano poca scelta per la figura sovrapposta che avrebbe potuto essere soltanto gialla o appunto bianca. Come fu il primo giglio. Così, sul significato del giglio di Firenze potremmo fermarci qui, come fanno saggiamente Stefano Guelfi Camaiani e Sergio Raveggi, nel libro Il Giglio di Firenze, edito da Scramasax (2001). Aggiungiamo soltanto che in araldica le sfumature di colore non contano, tanto che l’argento equivale al bianco.

Tuttavia nel corso dei secoli, eruditi e studiosi hanno arrischiato ulteriori ipotesi. Alcuni hanno considerato il giglio di Firenze quale simbolo cristiano, sottolineando soprattutto la simbologia legata alla Madonna e alla festa dell’Annunciazione, tanto cara ai fiorentini. Ma gli stemmi non sono simboli. Altri hanno congetturato una concessione della monarchia francese, cronologicamente da escludersi, in quanto il giglio di Francia è più o meno coevo al fiore di Fiorenza e troppo tardi, i sovrani iniziarono a concederlo agli alleati italiani, come fecero nel 1465 per i Medici. Fino all’ipotesi botanica che ha trovato l’espressione più recente nello studio di Alessandra Perugi, L’Iris di Firenze, edito da Il Valico (2013). Secondo Perugi, nel fiore sull’arme sarebbe possibile distinguere le caratteristiche specifiche dell’iris florentina o giaggiolo, presente nel territorio circostante, come testimonia oggi il giardino dell’Iris, ai piedi di piazzale Michelangelo. Tuttavia l’araldica tende agli schematismi, più che a riprodurre la natura.

Il giglio di Firenze, una storia d’amore

Senza dubbio però, la ricchezza di tradizioni, interpretazioni e rappresentazioni materiali conferma l’amore dei fiorentini per lo stemma della loro città. Infatti, a Firenze l’araldica fu molto vivace. Così, stemmi di famiglia, stemmi delle arti, stemmi di quartieri, stemmi rivali, come la croce del Popolo e l’aquila dell’aristocratica Parte Guelfa, trovarono l’unità nel giglio.

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