“Vogliamo diventare casa delle compagnie teatrali che non hanno un tetto”. Arnaldo Belcastro è l’uomo che sta dietro le quinte del piano di recupero. È suo il progetto che ha riportato alle origini l’edificio addossato al circolo di San Bartolo a Cintoia, un gruppetto di case poco distante via Canova. Da un anno e mezzo, dopo un lungo silenzio, il “Teatro del Borgo” ha riaperto il sipario tra mille sforzi.
Adesso l’associazione che lo gestisce cerca compagnie a cui dare spazio sul palcoscenico del rione, da affiancare alle iniziative già in programma come rappresentazioni, serate di musica, conferenze-spettacolo, eventi per bambini e corsi di recitazione, mentre si sta pensando di dare una cadenza fissa al jazz club: in scena una band, in sala tavolini e sedie con tanto di drink e stuzzichini.
A caccia di compagnie (teatrali)
Durante questi mesi molte compagnie si sono interessate alla sala, 95 metri quadrati per 99 posti. E c’è anche qualche nome di peso. “Per ora non voglio sbilanciarmi”, avverte Belcastro, che è presidente dell’associazione di promozione sociale “Teatro del Borgo”. Accanto a lui, in una riunione improvvisata in fondo alla platea, siedono Remo e Riccardo, due consiglieri.
Guarda la gallery: il Teatro del Borgo prima e dopo
“L’obiettivo è abbracciare generi diversi per riportare le persone in teatro”, dicono all’unisono. Il primo ha prestato i soldi per comprare l’impianto audio (finora era in affitto), il secondo – il cui padre, insieme a tanti altri, costruì nel 1952 la sede del circolo quasi a mani nude – sta buttando giù il cartellone.
La storia del Teatro del Borgo di San Bartolo a Cintoia
Il Teatro del Borgo è rinato così nell’estate del 2014: ognuno ha messo qualcosa, dall’impegno ai soldi. Durante il primo anno le tessere associative sono arrivate a quota 1.600 con oltre 70 iniziative, negli ultimi mesi è andata un po’ peggio, ci sono state “vedute divergenti” tra i consiglieri e alcuni se ne sono andati. Ora, però, si guarda avanti. “Molti ignorano che a pochi metri dall’uscio di casa esista un teatro”, viene spiegato.
“Certo, non siamo il Niccolini – ammette Belcastro – ma nel nostro piccolo possiamo fare grandi cose”. E fissa il prossimo traguardo: “Portare gli eventi culturali fuori dal centro, magari facendo rete con le grandi realtà che non riescono a dare spazio a tutte le proposte”.
Intanto l’impianto di riscaldamento è stato rifatto, mentre ad aprile il palco diventerà più profondo di un metro. Il sogno per il futuro? “Se le cose si metteranno bene, speriamo di sfondare questa parete”, dice il presidente indicando il muro che confina con la Casa del popolo. Dall’altra parte ci sono la stanza delle slot machine e il bancone del bar. “Sarebbe bello togliere le macchinette, creare un foyer e rivitalizzare il circolo”.