Cecilia Del Re lascia il Pd e lancia una lista civica. Il giorno è arrivato. Da tempo si sapeva dei problemi di Del Re col Pd: la rottura con Nardella, che gli ha tolto le deleghe (come può fare un sindaco, è bene ricordarlo), la richiesta di primarie con i Dem per il ruolo di candidata sindaco, l’investitura di Sara Funaro in quello stesso ruolo. Del Re lascia il Pd, i tre consiglieri comunali a lei legati – Leonardo Calistri, Stefano Di Puccio e Massimiliano Piccioli – fondano in Consiglio comunale il gruppo ‘Firenze democratica’.
Cecilia Del Re, le motivazioni dell’addio al Pd
Cecilia Del Re lascia il Pd. Con queste motivazioni. “Dopo l’assemblea del 4 dicembre”, giorno in cui è stata votata Funaro come candidata sindaco, “insieme ad altre iscritte e iscritti del Pd riteniamo inevitabile non rinnovare la tessera. Crediamo ancora nei valori fondativi del partito e per questo non è possibile riconoscersi nella gestione di questo Pd cittadino che ha scelto la chiusura invece della partecipazione”. Del Re ha definito la scelta “sofferta ma inevitabile al termine di un percorso tutt’altro che trasparente e democratico”. Sul futuro: “Insieme a un gruppo di eletti in Comune, nei Consigli di quartiere e a membri della società civile, daremo vita a una lista civica di centrosinistra nella quale far confluire le forze vive della città”.
Funaro: “Le porte restano aperte”
Dopo le parole di Cecilia Del Re, è arrivata la replica di Funaro. Una replica intelligente perché invece dello scontro, prova a riconciliare. Funaro si rivolge ai dissidenti. “Le porte del Pd sono aperte e lo resteranno. Vi invito a ripensarci, il Pd è la casa di tutti e che ne va secondo me sbaglia”. Funaro ha detto che farà “ogni sforzo per tenere unito il Pd. Riprendiamo il dialogo e il confronto, sono pronta a farmi da garante”. Tra gli interventi anche quelli dei leader dem regionale e cittadino Emiliano Fossi e Andrea Ceccarelli: “Siamo molto stupiti e sconcertati, soprattutto dalle motivazioni addotte. Ma rimaniamo disponibili al dialogo: le porte del Pd rimangono aperte”. Il capogruppo a Palazzo Vecchio Nicola Armentano ha parlato di “dispiacere per una scelta che non condivido”.
Intanto in Consiglio comunale il Pd fa i conti per non correre rischi nell’approvazione delle delibere, per cui servono almeno 18 voti. In questo momento Pd (tra consiglieri e sindaco) e Lista Nardella hanno in mano proprio 18 voti certi. Più incerti i due di Itali Viva e i tre di Calistri, Di Puccio e Piccioli.