mercoledì, 20 Novembre 2024
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Come proteggersi dalle radiazioni nucleari: il nuovo piano di sicurezza

In via di aggiornamento il piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari. Gli esperti avvertono: no alle "cure" fai-da-te con pillole di iodio

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No alle pillole di iodio fai-da-te e attenzione alle regole. In Italia è in via di aggiornamento il piano di sicurezza nucleare, che prevedere le azioni di Protezione civile da intraprendere in caso di emergenza atomica fornendo anche consigli ai cittadini su come proteggersi da eventuali radiazioni nucleari. La bozza era già pronta prima della guerra in Ucraina, ma la modifica di questo documento è diventata di attualità con i timori di incidenti nelle centrali nucleari del Paese est europeo.

Il nuovo testo del “piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari” è stato firmato dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e inviato alle Regioni per l’approvazione, dopodiché servirà un Dpcm per rendere operativo l’aggiornamento, che riguarda in particolare il rischio legato a un eventuale incidente in un impianto per la produzione di energia nucleare, non tanto un attacco atomico.

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Il piano di sicurezza nucleare dell’Italia: come proteggersi dalle radiazioni nucleari

Il piano prende in considerazione 3 diversi scenari di incidenti nucleari all’estero, a seconda della distanza dall’Italia, e definisce 3 fasi operative nel caso di rilascio di radiazioni da una centrale entro i 200 chilometri dal nostro Paese: una fase di attenzione, una preliminare e una di allarme, dichiarata dal Dipartimento di Protezione Civile dopo una valutazione fatta insieme agli esperti dell’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione.

In particolare il piano di sicurezza nucleare definisce anche alcune misure per proteggersi da eventuali radiazioni nucleari, da indicare alla popolazione se è previsto il passaggio di una nube radioattiva: prima di tutto il “riparo al chiuso” ossia rimanere all’interno delle abitazioni, con porte e finestre ben serrate, condizionatori e impianti di aerazione spenti “per brevi periodi di tempo, di norma poche ore, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni”, si legge nella bozza del documento. Il periodo viene deciso dalle autorità competenti, che nel momento del “lockdown” fanno fronte ai bisogni primari della popolazione come ad esempio il rifornimento di viveri e medicinali.

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Inoltre nelle zone a rischio è previsto lo stop, in via precauzionale, del consumo di verdure fresche, frutta, carne e latte prodotti localmente, ma anche il blocco della circolazione dei veicoli sulle strade e misure per tutelare le risorse agricole e gli allevamenti di animali.

Le pillole di iodio (iodioprofilassi) per proteggersi dalle radiazioni nucleari

In una situazione di emergenza per le radiazioni nucleari, tra le misure per proteggersi viene indicata anche la iodioprofilassi, ossia l’assunzione di pillole di iodio stabile che servono per bloccare l’assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide. No però all’impiego fai-da-te, sarà il Ministero della Salute ad attivare le procedure per la distribuzione. In caso di allarme, l’assunzione di pillole di iodio è prevista dal piano nazionale per la sicurezza nucleare in particolare per i bambini fino ai 17 anni e poi per i maggiorenni fino ai 40 anni e per le donne in gravidanza o in allattamento.

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La somministrazione delle compresse viene programmata da 24 ore prima fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione, mentre dopo 24 ore successive “può causare più danni che benefici”, si legge nel piano. Non si tratta quindi di una “cura” preventiva per proteggersi dalle radiazioni nucleari molto tempo prima, avvertono gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, che – vista la corsa alle farmacie per comprare le pillole di iodio registrata nei giorni scorsi – sconsigliano fortemente il fai-da-te della iodioprofilassi.

In condizioni normali infatti le compresse che contengono elevate quantità di iodio stabile potrebbero essere controproducenti e “determinare conseguenze negative per l’organismo, incluso il blocco funzionale della tiroide”, si legge in un comunicato ufficiale dell’ISS.

No al fai da te delle pillole di iodio, sì al sale iodato (in giuste porzioni)

In condizioni normali l’ISS consiglia invece l’introduzione nella dieta quotidiana di sale iodato, che ha benefici sulla salute se usato nelle giuste proporzioni: meglio poca quantità, perché mangiare cibo salato aumenta il rischio di malattie cardiovascolari. Secondo la campagna del Ministero della Salute “Poco sale e solo iodato” la quantità giornaliera di iodio consigliata è di 150 microgrammi per gli adulti (massimo 5 grammi di sale iodato al giorno), 175 microgrammi per le donne incinte e 200 microgrammi per quelle che allattano.

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