Come si trasmette il virus, quali raccomandazioni seguire per stare alla larga dalle situazioni a rischio, cosa fare una volta rientrati in Italia. Per evitare che l'allarme-Ebola si trasformi in psicosi c'è un solo modo: far circolare informazioni semplici e corrette. Ne è convinta Cft, società leader in Italia per la grande distribuzione che tra i suoi dipendenti conta un centinaio di lavoratori originari dell'Africa Occidentale. I quali magari hanno in programma nei prossimi mesi una visita a casa. Ecco quindi il prontuario interno “Conoscere per prevenire”.
“Non informare è una follia”
“Il peso della prevenzione è tutto sulle spalle del Ministero della Salute – spiega Giuseppe Grigò, responsabile del servizio prevenzione e protezione di Cft -, i privati non hanno nessun obbligo. Ma pensiamo che sarebbe stata una follia non occuparsene”.
Per due ragioni. “Da una parte vogliamo naturalmente fare prevenzione, facendo conoscere ai nostri lavoratori i comportamenti a rischio. Dall'altra vogliamo evitare la caccia all'untore e il pregiudizio”.
Conoscere per prevenire
Le indicazioni sono semplici e non fanno altro che recepire i contenuti della direttiva ministeriale proponendoli nella forma di un'infografica chiara e comprensibile.
Cft sta monitorando ogni eventuale viaggio verso il paese d'origine dei propri lavoratori africani (peraltro provenienti da Nigeria e Senegal, due paesi sicuri e soltanto confinanti con quelli a rischio) tenendoli aggiornati con dei bollettini periodici sull'evolversi del contagio. Avere qualche timore è normale, abbandonarsi alla paura è controproducente. In fondo bastano poche e semplici precauzioni.