Il Consiglio comunale di Firenze ha dato il via libera alla nuova multiutility toscana: si tratta in pratica di una azienda unica che, dopo la fusione delle diverse società, gestirà i servizi di rifiuti, acqua e gas. L’operazione riguarda 66 Comuni: alcuni hanno detto di no, così l’idea del sindaco di Firenze Dario Nardella è quella di allargare la società ai Comuni del Senese, dell’Aretino e della Costa. Al momento il primo azionista è il Comune di Firenze con una quota del 37,1%, poi Prato col 18,2%, Pistoia con il 5,4%, il Comune di Scandicci con il 4%, quello di Sesto Fiorentino con il 3,7% e quello di Empoli con il 3,4%.
Cosa prevede la fusione nella nuova multiutility toscana
Da un punto di vista tecnico la nuova multiutility toscana produrrà la fusione per incorporazione in Alia di Publiservizi, Consiag e Acqua Toscana, società partecipate dai Comuni delle province di Firenze, Prato e Pistoia che operano appunto nei settori di pubblica utilità ovvero acqua, energia e gas. Il controllo sarà pubblico, i privati che investiranno non potranno avere più del 5% di azioni e i piccoli Comuni avranno voce in una società forte, come chiarito da Nardella.
Rivedere anche il meccanismo delle tariffe, raffreddando gli importi (su cui c’erano state numerose proteste). È questo l’altro obiettivo della multiutility toscana. “Raffredderemo l’aumento delle tariffe – ha spiegato Nardella – e si creeranno anche 400-500 nuovi posti di lavoro, avremo risorse senza indebitarsi con le banche o chiederli ai cittadini”.
Le proteste
Nel frattempo però continuano le proteste per cercare di bloccare la nuova multiutility toscana: in Consiglio comunale una cittadina, proprio mentre parlava Nardella, ha alzato la voce dicendo “La multiutility la paghiamo noi”, mentre in piazza della Signoria si sono radunate alcune decine di persone per dire no al progetto. Tra le associazioni presenti, il Forum Toscano movimenti per l’acqua, Fridays for future, il Comitato acqua bene comune Valdarno e l’Alleanza beni comuni Pistoia.
Sulla vicenda il clima resta non dei più sereni ma il percorso è stato avviato e alla fine dell’operazione si avrà un colosso da 3,5 miliardi di euro di capitale con una società appunto interamente pubblica che deterrà il 51% delle azioni.