Era nell’aria da giorni. Il referendum costituzionale confermativo sul taglio dei parlamentari previsto inizialmente per domenica 29 marzo 2020 è stato rinviato per l’emergenza coronavirus. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, presieduto dal premier Giuseppe Conte, durante la riunione del 5 marzo.
Aggiornamento 18 marzo: il decreto “cura Italia”, approvato dal governo il 17 marzo 2020, ha stabilito i limiti per il rinvio del referendum. Una norma contenuta nel decreto stabilisce infatti il termine di 240 giorni di tempo per indire il referendum dalla data in cui venne approvata l’ordinanza che ammetteva il referendum. L’ordinanza è di fine gennaio. La data del voto deve essere tra i 50 e i 70 giorni successivi all’indizione. Il referendum sul taglio dei parlamentari è rinviato dunque all’autunno. L’ultima data utile sarebbe il 22 novembre.
Una decisione quasi obbligata, visto che le ultime misure contro il sovraffollamento degli spazi pubblici e privati, per evitare l’aumento di casi di Covid-19, avrebbero rischiato di creare grandi problemi durante la consultazione popolare. Inoltre nella situazione di emergenza in cui si trova al momento l’Italia non sarebbe stato garantito un adeguato spazio alle campagne elettorali per il sì e per il no e la corretta informazione dei cittadini.
Referendum 2020 rinviato: la nuova data non c’è ancora
“Il referendum è stato rinviato sine die“, ha annunciato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ai giornalisti. Sono state sospese anche le operazioni per il voto all’estero. La nuova data del referendum sul taglio dei parlamentari sarà quindi fissata più avanti.
Su cosa si doveva votare il 29 marzo
Il referendum è stato indetto per confermare o bocciare la riforma degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione italiana, modifica che prevede il taglio dei parlamentari, riducendo i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200, oltre a una diminuzione di quelli eletti all’estero: se passasse la riforma i deputati scenderebbero da 12 a 8, i senatori da 6 a 4.
Si tratta di un referendum costituzionale confermativo e per questo motivo non è necessario raggiungere il quorum del 50% più uno perché la consultazione sia valida. Anche questo fatto probabilmente ha inciso sulla decisione di un rinvio, perché la situazione sanitaria potrebbe non consentire a tutti gli italiani di andare a votare.