Un’eccellenza in Italia, ma che inizia a sentire gli effetti dei pesanti tagli alla Sanità pubblica, in un quadro in cui il fisco italiano è sempre meno equo. È questa la fotografia del sistema sanitario toscano scattata dagli esperti ospiti del convegno “Più sani, più equi” organizzato a Firenze il 26 febbraio da SPI CGIL Toscana, il sindacato dei pensionati.
“Migliori servizi e costi equi”
“Con la manovra il Governo ha ridotto le risorse per la sanità pubblica e questo, insieme alla mancata restituzione del payback, ha penalizzato le regioni a maggiore vocazione pubblica, come la Toscana – ha spiegato Alessio Gramolati, segretario generale SPI CGIL Toscana – Se la Giunta regionale non avesse fatto la manovra sull’addizionale sarebbe scattato il Piano di rientro, e questo avrebbe voluto dire alzare l’addizionale anche per i redditi sotto i 28mila euro, cancellare gli extra Lea e bloccare il turnover di medici e infermieri. Ma ci aspettiamo che il sacrificio di lavoratori dipendenti e pensionati venga ripagato attraverso migliori servizi e costi equi”.
Tra le richieste del sindacato dei pensionati al governo quella di portare le risorse per la sanità ad almeno il 7,5% del PIL, come richiesto con la raccolta firme “Impazienti” che ha superato le 120mila adesioni, e la restituzione del payback. “Oggi l’elemento che caratterizza l’operato del governo – ha aggiunto Gramolati – è la proposta di soluzioni politiche che non sono in grado di rispondere alla domanda di nuovi diritti, e allora si offre una deroga ai doveri. Il filo che lega le vicende che attraversano il Paese passa dal tentativo di separare il principio costituzionale che si fonda sull’inalienabilità dei diritti e l’inderogabilità dei doveri: invece chi governa deve essere capace di tenerli insieme, altrimenti sfascia il Paese”.
Lo stato di salute della sanità toscana e l’iniquità del fisco italiano
Il servizio sanitario della Toscana, seconda una ricerca del Laboratorio MeS Management e Sanità della Scuola Sant’Anna di Pisa, è uno tra quelli che in Italia fa registrare le migliori perfomance, nonostante esistano delle criticità legate ai pronto soccorso e alle liste di attesa. Allo stesso tempo, i recenti tagli nazionali, hanno costretto la Regione a correre ai ripari, innalzando le aliquote Irpef. Un incremento medio di 131 euro procapite sarà pagato dai cittadini toscani con redditi tra i 28mila e i 50mila euro e di 1.042 euro per chi ha redditi da 50mila euro in su, ha spiegato Stefano Stefano Casini Benvenuti, già direttore Irpet e oggi responsabile del progetto Sociotech Lab Spi Cgil nazionale.
Intanto uno studio congiunto di Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Università di Milano-Bicocca, pubblicato sul Journal of the European Economic Association e presentato dal professor Andrea Roventini, direttore Istituto di Economia del Sant’Anna, sostiene che la disuguaglianza in Italia è cresciuta più velocemente rispetto ad altri Paesi europei come la Francia. “L’Italia soffre di una forte disuguaglianza di genere, generazionale e territoriale. Dallo studio emerge che il sistema fiscale italiano non corregge la disuguaglianza poiché diventa regressivo per il 5% degli italiani più abbienti, che pagano un’aliquota fiscale effettiva inferiore al restante 95% dei contribuenti – ha spiegato Roventini – Per rendere il sistema fiscale progressivo, in linea con i dettami costituzionali, sarebbe necessario introdurre un’imposta patrimoniale che colpisca solo il 5% più ricco della popolazione“.