Le acque di scarico che arrivano dalle case e dalle imprese della cintura fiorentina non finisco più direttamente in Arno, nei fiumi e nei fossi: tutti gli 8 comuni dell’area sono oggi collegati al sistema di depurazione delle acque reflue, un traguardo che fa uscire questi insediamenti urbani – i più popolosi della Toscana – dalle procedure di infrazione europee. Dopo quasi 40 anni di progetti, lavori e investimenti (300 milioni di euro quelli impiegati dal 1985 ad oggi), è stato completata tutta la rete che consente di raccogliere i cosiddetti “reflui”, filtrare il 90% degli inquinanti e immettere nei corsi d’acqua una risorsa idrica pulita.
Il progetto riguarda in particolare Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Firenze, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino e Signa. L’annuncio è arrivato durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato i rappresentanti di Regione Toscana, Comune e Città metropolitana di Firenze, Autorità idrica regionale e Publiacqua, il gestore che dal 2019 al 2021 ha investito 52 milioni di euro, per eliminare 152 scarichi diretti nell’ambiente, a cui si aggiungono i 18 milioni stanziati quest’anno. Finanziamenti che arrivano in larga parte dalle tariffe pagate da cittadini e imprese.
Il sistema di depurazione delle acque reflue di Firenze
Nel 2002 solo 1 abitante dell’area fiorentina su 10 era servito dalla rete di depurazione, oggi il 99,9% della popolazione è coperto da questo sistema. Il cuore è il depuratore di San Colombano (Lastra a Signa), che negli ultimi 20 anni è stato allacciato alla rete di raccolta delle acque con importanti opere: 1.355 chilometri di fognatura (tra cui 140 chilometri di grandi collettori, due dei quali passano sotto l’Arno e la Greve), 77 sollevamenti per superare gli ostacoli fisici che si trovano lungo il percorso delle tubature, 312 scolmatori.
La progettazione dell’impianto di San Colombano, un impianto di trattamento di tipo biologico a fanghi attivi capace di servire 600.000 abitanti, è iniziata negli anni Ottanta. Il primo lotto fu attivato nel 2000, ricevendo gli scarichi di Lastra a Signa e Scandicci. Poi tra il 2004 e il 2006 sono stati collegati al depuratore anche altri territori e nel 2014 è entrato in funzione il super-collettore per la raccolta delle “acque sporche” della zona sud di Firenze, sulla riva sinistra dell’Arno (Emissario in Riva Sinistra d’Arno). L’ultimo tassello è stato il completamento degli ultimi 8 interventi per il sistema fognario e depurativo lo scorso aprile.
“Migliorata la qualità dell’acqua dell’Arno”
Durante l’anno scorso il sistema di depurazione dell’area fiorentina ha premesso di trattare 66 milioni di metri cubi di acqua. “Dal depuratore di San Colombano immettiamo in Arno 2 metri cubi al secondo di acqua. Per fare un raffronto pensate che il fiume, all’altezza gli Uffizi ha una portata media di 4,3 metri cubi al secondo – spiega Lorenzo Perra, presidente di Publiacqua -. Quindi apportiamo una quantità di acqua pulita che consente di alimentare l’Arno e di tenere viva la fauna ittica”.
Troppo presto per rendere balneabile il tratto fiorentino del fiume? “Sicuramente la qualità è molto migliorata negli ultimi 20 anni – risponde Perra –. Nell’area fiorentina tutti gli scarichi diretti degli acquedotti oggi non ci sono più, noi il nostro l’abbiamo fatto. Ora si tratta di lavorare su tutto quello che non è riconducibile alla rete pubblica”.
L’area fiorentina fuori dalle procedure di infrazione per la depurazione delle acque
“Se oggi gli scarichi non fossero convogliati al depuratore di San Donnino, l’Arno avrebbe decine di chilometri del proprio tratto in completa anossia, cioè con ossigeno zero, e quindi sarebbe sostanzialmente un fiume morto con effetti devastanti dal punto di vista ecologico – fa notare Monia Monni, assessore all’Ambiente della Regione Toscana -. Adesso ci siamo posti un nuovo obiettivo, perché in futuro gli impianti di depurazione si possano occupare non solo di alimentare i fiumi con acqua pulita, ma anche riutilizzare quelle acque”.
Gli insediamenti urbani degli 8 comuni fiorentini quindi vengono messi in regola ed escono dalle procedure di infrazione europea. Al momento, nei territori gestiti da Publiacqua, non rispettano ancora le direttive comunitarie 9 agglomerati urbani di Pistoia, Impruneta, Rufina, Strada in Chianti (Greve in Chianti), Castelfranco di Sopra, Dicomano, Mercatale (San Casciano Val di Pesa), Reggello, San Casciano Val di Pesa. L’obiettivo è la messa in regola di queste zone durante il 2022.