domenica, 15 Dicembre 2024
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Stragi del ’93, ”la trattativa tra Stato e Mafia fu avviata dalle istituzioni”

Alla base delle stragi del 1993, ci fu una trattativa tra Stato e Mafia, avviata proprio dalle istituzioni. Secondo il Trubunale di Firenze presieduto da Nicola Pisano, la trattativa ''indubbiamente ci fu e venne quantomeno inizialmente impostata su un do ut des".

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Alla base delle stragi del 1993, secondo il Tribunale di Firenze presieduto da Nicola Pisano, la trattativa ”indubbiamente ci fu e venne quantomeno inizialmente impostata su un do ut des”. Furono quindi, proprio le istituzioni ad avviare la trattativa tra Stato e Mafia. Questo è quanto emerge dalle 547 pagine della motivazione della sentenza che ha condannato all’ergastolo Francesco Tagliavia.

LA TRATTATIVA. L’iniziativa di avviare la trattativa ”fu assunta da rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia”. La conferma arriverebbe, secondo i giudici, dal ripensamento sul regime di carcere duro ”Quei provvedimenti ablatori del regime del carcere duro, che oggettivamente, e al di la di qualsiasi interpretazione o proposito, in quel contesto potevano apparire come sintomo di un cedimento alla mafia”.

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FORZA ITALIA. Ma dal processo al boss Francesco Tagliavia, non sono però emerse le prove che Forza Italia fosse implicata nelle stragi di Mafia del 1993, secondo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna di Tagliavia, depositate dalla Corte d’Assise di Firenze. “Le gravi affermazioni formulate da alcuni collaboratori” di giustizia “sul senatore Dell’Utri e su di un consapevole appoggio dato alla mafia dallo stesso Silvio Berlusconi e dal movimento politico da lui fondato nel ’93, a quel che consta non hanno ricevuto una verifica giudiziaria, neppure interlocutoria”. “Non ha trovato consistenza l’ipotesi secondo cui la nuova ‘entità’ politica’”, Forza Italia, “che stava per nascere si sarebbe addirittura posta come mandante o ispiratrice delle stragi”.

POSSIBILI SCENARI. Secondo i giudici, per la Mafia ”tra la fine del ’93 e i primi del ’94 si affacciò la possibilità di avere nuovi interlocutori politici con le imminenti elezioni e il tramite adatto fu individuato in Vittorio Mangano, ritenuto in grado di interloquire con Marcello Dell’Utri, e questo a sua volta con Silvio Berlusconi di cui si intravedeva l’ascesa politica”. Il processo Tagliavia lascia comunque ”aperto ogni possibile scenario”. Da un lato “può essere accaduto che i contatti non si fossero estesi ai vertici della politica che si andava affacciando in quegli anni e, dall’altro, che le aspettative di ‘cosa nostra’ fossero state alimentate, e questa corte non può dire se con fondamento o meno, da uomini la cui vicinanza a Berlusconi era notoria come appunto Marcello Dell’Utri”.

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